31 Dicembre | 365

365strangers|Dicembre 2015 1

Da bambino passavo molte giornate in un parco giochi. Eravamo io, mio fratello e un amico. Il gioco era questo: tutte le volte che un bambino sconosciuto passava da lì uno di noi aveva il compito di incontrarlo e conoscerlo, scoprire quante più cose possibili su di lui. Volevamo scoprire chi erano, e dire chi eravamo. Solo ora mi accorgo della connessione. Lui è Christian. L’ho notato mentre giocava con il proprio monopattino insieme ad altri 3 bambini. È stato il Natale più bello della mia vita. Ho ricevuto cose bellissime, forse addirittura esagerate. Non me le aspettavo. Con lui mi colpisce la chiara sensazione di essere preso sul serio: siamo insieme, ha smesso per un attimo di giocare con gli altri bambini per dedicarsi a noi, pienamente presenti e in contatto. Nessuno sforzo, nessuna difficoltà, è stata la cosa più naturale del mondo, vissuta senza pensare a come fare, semplicemente vivendola. In questa sua modalità, nel suo prenderci sul serio trovo di nuovo me stesso. Quest’anno per la prima volta mi sono messo in gioco. E mi sono preso sul serio. Ho finito. E iniziato.

30 Dicembre | 364

365strangers|Dicembre 2015 2

Lei è Maria. Ho voglia di lentezza e scelgo lei, per la camminata un po’ stanca e fragile. Tra pochi mesi proverà a fare la dietista con specializzazione in veganesimo. Ed è qui che ci incontriamo, in una consulenza fatta per strada a cavallo tra etica e salute. Dire che mangiare vegano sia mangiare sano è un autogol da parte dei vegani. Non ci cono certezze assolute nell’alimentazione, anche se limitare insaccati e carne rossa è ormai una cosa risaputa. Con lei sento un po’ di freddo, e l’incontro scorre soprattutto su un piano professionale, in un’anteprima dell’attività che conta di aprire nei prossimi mesi.

29 Dicembre | 363

365strangers|Dicembre 2015 3

Lei è Linda. Mi colpiscono i suoi occhi. Sembrano doloranti. Ha un tono di voce caldo e molto basso. Il suo suono sembra arrivare da altrove, originato da un luogo distante ma dentro di lei. Glielo dico, e mi risponde sorridendo all’inizio è così, quando prendo confidenza lo abbasso ancora di più. Non sembra evitare lo sforzo, è qualcosa di  più viscerale e accogliente. Studia scienze della comunicazione ma spera di specializzarsi in scienze dell’investigazione. La saluto con la sensazione di esserci incontrati sottovoce.

28 Dicembre | 362

365strangers|Dicembre 2015 4

Lui è Susanthan. Lo noto tra i banchi del mercato. Viene dallo Sri Lanka. Incontrarlo mi porta ad un’impressione comune quando incontro il sud-est asiatico. Sembrano operosi, instancabili, impegnati in ogni attività. È perché abbiamo fame. È la fame che sostiene e motiva il nostro impegno. Studia Economia, l’obiettivo è quello di raccogliere abbastanza denaro da investirlo e non lavorare più. Un anziano mi ha rivelato che sommando le lettere del mio nome alla mia data di nascita ottengo 1, 1. Il massimo che si possa ottenere. E che cosa significa? Significa che ogni cosa che farò dovrebbe andarmi bene. Me lo dice così, sorridendo modestamente come pochi minuti prima. Lo saluto, mentre mi allontano la sensazione è che sarà davvero così. Troverà il modo di investire quella somma di denaro in modo da non lavorare più. Perché ha ottenuto 1 e 1. E per l’entusiasmo e la bontà che accompagna ogni sua parola. E perché non si arrenderà.

27 Dicembre | 361

365strangers|Dicembre 2015 5

Lui è Massimo. Lo noto mentre si allena sullo skateboard. È solo, in una zona della città che sembra aver deciso di rimanere un po’ in disparte, piuttosto che stare nel centro. È un angolo prezioso, dove le macchine non arrivano. Accetta, ma è minorenne. Chiamo mia mamma e glielo chiedo, ma sono sicuro che accetterà. Preferisco stare da solo piuttosto che con chi non mi piace. Gli chiedo se condivida quella solitudine con qualcuno e mi risponde sì, ho un’amica con cui studio. Mi ha aiutato molto in questi anni. E poi finiamo sullo skate. Sai, lo skate è tutto un gioco fra tecnica e paura. A volte arriva prima la paura, altre volte la tecnica, ma è necessario accogliere la paura. Hai paura di cadere? No, cadere significa imparare. Se cado so di essere sulla buona strada. E lì mi perdo, non so più se ciò che descrive sia l’esperienza dello skate o l’esperienza della vita. Se hai paura non cadi, non rischi, rimani nella zona di sicurezza. Immobile e costante, fino all’ultimo scalino. A volte sapere come fare non basta. A volte cadere significa imparare.

26 Dicembre | 360

365strangers|Dicembre 2015 6

Lui è Omar. Lo noto mentre si dirige verso la stazione. Dice di avere un treno dopo cinque minuti, ma finisce che passiamo insieme mezz’ora, rimandando il rientro suo e della fidanzata che lo accompagna. Così scopro che il suo esempio è Steve Jobs e che ha in programma di iscriversi all’Università. Vorrei studiare Economia e Marketing. Mi affascina la possibilità di intuire in anticipo ciò che può piacere alle persone. Dicono che alcuni prodotti Apple in uscita siano stati progettati anni fa da Steve Jobs. Me lo dice così, sostenuto dalla passione e dalla forza dei sogni di quell’età. Mi allontano e penso a questo: oggi, negli ultimi giorni in generale, sento qualcosa di diverso, sono più in figura gli aspetti fotografici piuttosto che altri.

25 Dicembre | 359

365strangers|Dicembre 2015 7

Lui è Lasitan. Ti dico di sì, ma devi scrivere della mia collera, del freddo che soffriamo in queste stanze senza riscaldamento, dell’acqua che dalla doccia sgorga fredda, del cibo che non somiglia affatto a cibo. Fatto. Quando protesto la risposta che ricevo è sempre la stessa: se non ti va bene, vai via. Ho sentito la sua rabbia, le sue lamentele, il furioso desiderio di dare voce a quel sentimento. Il tutto immersi nel buio della stanza comune del centro di accoglienza che lo ospita. È la luce di una stufa a definire il suo volto. Non trovavo la parola francese per dirgli fiamme. Me la ricorda lui. Flume, quasi uguale. Alla fine siamo sempre la stessa cosa. 

24 Dicembre | 358

365strangers|Dicembre 2015 8

Lei è Martina. Ho voglia di colore in questi giorni e incontro lei, che sa di albicocca. Studia giurisprudenza a Torino, ma la mamma ha fretta e nella fretta rimane con noi, a una distanza di sicurezza che non ci sostiene. Eppure lei è maggiorenne. Eppure avrebbe potuto dirle aspettami in macchina. Invece no. In questa dinamica milioni di possibilità, il suo stile ne suggerisce solo alcune. Che non verifico, e quindi volano via. L’energia è alta, provo a dimenticare lo sguardo materno e così lascio per strada pezzi di noi, pur sentendo pienamente ogni sorriso con cui ci incontriamo: una rapida occhiata a ciò che sarebbe potuto essere. Me ne vado e penso a questo, al fatto che la fretta faccia perdere un sacco di tempo.

23 Dicembre | 357

365strangers|Dicembre 2015 9

Lui è Federico. Lo noto mentre fluidamente percorre i reparti del negozio presso cui lavora. È un movimento naturale e disinvolto, la sensazione è che quello sia il suo ambiente. Amo il mio lavoro. Ho 23 anni sono fortunato ad avere questa opportunità. Diventerò Visual. Pieno di energia e movimento, sento la passione che lo sostiene e costituisce, così da esprimere un vivere appassionato anche in altri contesti. Lì con me, per esempio. Ha un tatuaggio sulle dita. Hope. Speranza. È la mia fede. Me lo dice proprio mentre scrivo le prime quattro lettere del suo nome su un foglio bianco. Fede.

22 Dicembre | 356

365strangers|Dicembre 2015 10

Lui è Manuel. Mi colpisce il suo modo di parlare: muove su e giù le spalle parola dopo parola. Viene dalla Nigeria, sogna di lavorare nel mondo dello spettacolo. Yes, I can rap. È un messaggio rivolto a me e a se stesso, accompagnato dalla corporea danza che ammorbidisce uno sguardo duro e a tratti sfuggente. Si guarda intorno, lasciandomi in sospeso tra quella che appare un’attesa o un sospetto. Me ne accorgo soprattutto dopo, quando lo saluto in contatto con la necessità di concludere l’incontro e dedicarmi al resto della giornata. Altro chilometro percorso. Ne mancano 9.

21 Dicembre | 355

365strangers|Dicembre 2015 11

Lei è Cleo. Mi colpisce all’interno della mostra. Osserva ognuno dei volti prendendosi il proprio tempo. Stavo pensando a chissà come dev’essere essere tra loro. Così. Studia Lingue all’Università, vicino a Parigi, e vorrebbe imparare il linguaggio dei segni. Con lei sento tensione, mi ha conosciuto come artista e finisco in un vortice di aspettative proiettate che non servono a nulla, se non a mettermi in difficoltà. Sto cercando di essere bravo, non semplicemente me stesso. Decido di allontanarmi dalla mostra e di dirigermi per strada. Qualcosa cambia, qualcosa rimane. La tua energia è intensa, è strano guardarti negli occhi. Non so se era la stessa tensione che sentivo io, sta di fatto che tra noi c’era qualcos’altro, espresso in un’energia fatta di tensione e di respiri interrotti. Mai pieni. Come se l’incontro fosse stato vissuto a due livelli. C’eravamo noi e c’era qualcos’altro al di là di noi, che con noi si è divertito. 

20 Dicembre | 354

365strangers|Dicembre 2015 12

Lui è Demis. Artigiano di Aosta, lavora il legno e la cera. Legno e cera, il fascino della storia in entrambe. Prediligo il legno: è vivo, la cera invece ha una fine. Mentre si racconta la sensazione è che viva una profonda relazione con questo materiale. Si sente da come lo descrive e nel guardarlo penso agli alberi. Ti avevo notato anche io, mi piace guardarmi intorno ed essere in contatto con ciò che mi circonda. Per farlo ho bisogno di momenti di assenza che vivo attraverso la musica e persone con le quali posso permettermelo. Ha un tono di voce che somiglia al silenzioso rumore del vento che si infila tra le fronde degli alberi. Radicato. Il legno sono le nostre radici, e la parola radice non credo sia casuale. Ero emozionato per l’esame appena concluso, incontrarlo mi riporta in contatto con il terreno. Nessuno sforzo con lui, tutto liscio come la cera. Oggi divento Psicoterapeuta.

19 Dicembre | 353

365strangers|Dicembre 2015 13

Lei è Sara. Lavora in un negozio di abbigliamento vintage e ha tre colori: rosso, bianco e nero. E funzionano un sacco. Ho 5 minuti, non di più. Mi trovo nel conflitto di scegliere se accontentarmi oppure proseguire oltre. Scelgo di incontrarla nei pochi minuti che ha, coinvolto nella sua energia frizzante a cui non ho saputo resistere. È stato un incontro breve che con delicatezza spalanca le porte di una nuova e serena consapevolezza: sono in chiusura, sto tornando a casa. È stato uno splendido viaggio iniziato 353 giorni fa, ho vissuto esperienze indimenticabili e incontrato una parte centrale piena di energia e movimento. Ora sono pieno e soddisfatto sulla via del ritorno. Come quando dopo una bella vacanza si torna a casa con la voglia di farlo, certi di avere vissuto al massimo ogni respiro. Salgono a braccetto rispetto e commozione. Sento la fine del processo che si avvicina, e la mia fine sa di questo. 

18 Dicembre | 352

365strangers|Dicembre 2015 14

Lei è Jessica. Mi colpiscono i suoi colori, invernale nel verde degli occhi, nel bianco del volto e nel cappotto. Ha un volto dell’est, provo a indovinare dicendo prima Lettonia, poi Ucraina. Sbagliato. Parla perfettamente inglese, non ci sono accenti e mi arrendo. Just english, del nord. Ma mio nonno è ucraino e mia nonna calabrese. L’incontro tra Calabria e Ucraina si è espresso così, in lineamenti gentili a tratti interrotti da colori più scuri. Sono inglese, ma quando sono con mia nonna credo di essere anche calabrese. La saluto e poco dopo amici mi chiedono se mi fossi divertito. Oggi, e in generale. È la prima volta che mi avvicino a questo vissuto in relazione al progetto. E così scopro di essermi divertito moltissimo, avevo bisogno di qualcuno che me lo facesse notare. 

17 Dicembre | 351

365strangers|Dicembre 2015 15

Lei è Ilaria. Incrocio il suo sguardo intenso alla fermata del bus. Spinge un passeggino: dentro c’è sua figlia, è minuscola e ha 15 giorni. È immersa nel suo sonno, nel momento della vita in cui si notano solo gli stimoli rilevanti. Siamo nel caos, per farmi sentire devo gridare, passa un’ambulanza e lei resta immobile. A guardarla tutto si fa silenzioso. Nessun rumore. Torno a lei, Ilaria, nel suo corpo i segni del parto non ci sono già più ma finisco lì, chiedendole dell’esperienza. Dolorosa ma fantastica. Per un attimo ho pensato “chi me l’ha fatto fare?”, poi quando l’ho sentita in braccio il dolore è sparito. Tanto che lo rifarei presto, così potranno crescere insieme.

16 Dicembre | 350

365strangers|Dicembre 2015 16

Lui è Stefano. Mi colpiscono il viso, dolce, e il tono di voce, soave. Sono paraplegico da quando avevo 14 anni. Sono caduto da un pontile. Ricordo tutto, non c’era dolore, ci sono solo io a pancia in giù che affogo. Provo terrore e lui me lo racconta così, come una storia vissuta migliaia di volte e che non spaventa più. Beh, è passato molto tempo. Stimolo e sostegno, per questo devo ringraziare i miei genitori. Nei loro occhi non ho mai visto parole come “poverino”. Posso dire di aver vissuto al meglio. Lavora nel settore della formazione per la sicurezza. Credo di avere un compito in questa vita, far sì che le persone non si facciano male. Prima di salutarmi mi introduce la sua passione: l’aeronautica. Fa parte del gruppo dei baroni rotti. Con questo cielo sarebbe impossibile volare. C’era un cielo alto e bianco. Oggi è il suo compleanno.

15 Dicembre | 349

365strangers|Dicembre 2015 17

Lei è Giovanna. Sono nella corte, si avvicina una signora, mi prende per mano e mi dice: gli occhi. Sono quelli che ti prendono proprio. Complimenti. Ti auguro il meglio, hai fatto qualcosa di speciale. Me lo dice così, battendo il suo pugno sul mio petto. Vicino al cuore. 4 volte. Ciao caro. Una carezza con la stessa mano e se ne va, così come era arrivata. È lì che la scelgo. Ha 90 anni, vive in un centro diurno. È mia nuora…dopo 40 anni ha tirato fuori che nel passato non la volevo, così ha fatto domanda e mi hanno portata nel centro. Mi colpisce come lo dice: non c’è rimorso, il suo volto racconta accettazione. Accettare il proprio sacrificio. Sono felice di averti detto di sì. Ora i miei occhi saranno insieme agli altri, così da rimanere per sempre qui. So di non avere molto tempo.

14 Dicembre | 348

365strangers|Dicembre 2015 18

Lei è Gabriela. La noto tra i banchi del mercato. Mi colpisce la sua presenza. Ha qualcosa di evanescente, sembra stanca e un po’ distante. Somiglia un po’ a come sto io in questo momento. Dopo alcuni vani tentativi di incontrarla il compagno le scrolla la mano, come a dirle hei, tocca a te. E così arriva, lasciando il luogo che fino a quel momento l’aveva ospitata. Ho abbandonato presto i miei sogni. Non volevo pesare sui miei e ho iniziato a lavorare. Me lo dice tra sorrisi amari che sanno di rammarico e responsabilità. Sa di sacrificio, e mi trovo a pensare che a volte col tempo le ferite si fanno più vive. Sono graffi silenziosi che lacerano la pelle a distanza di anni. A volte. Sognavo di studiare giurisprudenza. So di non avere più tempo per questo ma voglio ritrovare la mia passione. 

13 Dicembre | 347

365strangers|Dicembre 2015 19

Lui è Massimo. Conosce il progetto, apprezza soprattutto la costanza riconoscendo lo sforzo. Ripercorro l’anno fra un passo e l’altro, accorgendomi che in fin dei conti l’abitudine a volte rende le cose difficili più semplici. Appassionato di viaggi e d’arte, da 20 anni dipinge con la china e gli acquerelli. Lo faccio per non dimenticare. La prima volta ero a Roma, l’ultima a Cuba. Ora mi trovo con 20 anni di lavori. Chissà, un giorno magari li esporrò. Mentre si racconta intorno a noi tutto è grigio, dal cielo alle persone. E poi c’è lui, tra la folla, vestito di giallo. È nella folla che sento la necessità di fermarmi e fotografarlo: l’impressione è che quella dimensione in qualche modo lo contraddistingua anche in altri contesti. Immersi in un fiume grigio che scorre accanto ma che non travolge. Nella vita fa l’architetto, ama sciare e camminare. L’ho intuito, e mi risponde sorpreso …tu non sei un fotografo, sei un indovino. In realtà credo che i corpi parlino molto più delle parole.

12 Dicembre | 346

365strangers|Dicembre 2015 20

Lei è Beatrice. La noto all’ingresso di un negozio. Mi colpisce lo stile, forte e curato, anche se dice sono le poche cose che ho messo in valigia da Milano. Studia Scenografia all’accademia di Brera. L’università mi ha permesso di scoprire di non essere poi così sola. Ci sono persone come me, e ironicamente aggiunge, con i miei stessi problemi. I miei genitori sono entrambi rossi e con le lentiggini. Forse è per questo che osservandola mi rendo conto che il suo è un rosso più rosso, le sue lentiggini sono più lentiggini. I geni con lei non hanno dovuto trovare un accordo, si sono semplicemente incontrati ed espressi in una bellezza piena di colori. Seguo l’istinto e glielo dico, guardandola dritta negli occhi. Lo senti che sono parole sincere? Sì, e si commuove. Ho sempre avuto un pessimo rapporto con la mia bellezza. Non c’è spazio per altre parole, giusto il tempo per un affettuoso abbraccio, vero ed emozionante. Se disveli la bellezza, facilmente incontri la vita.

11 Dicembre | 345

365strangers|Dicembre 2015 21

Lei è Ilaria. Dipingo, ma mi vergogno. È la prima cosa che dice di sé. Alcune parole le perdo, sono più in contatto con le innumerevoli smorfie che esprime il suo volto. Sono bravissima a non ridere. Me lo dicono in tanti. Eppure sorride, mentre affrontiamo temi quali imbarazzo, sessualità, amore, religione, vita. Ci incontriamo sfiorandoli, senza correre il rischio di immergerci in nessuno di essi. Li nominiamo, una dopo l’altra le sensazioni scorrono come pagine di una rivista che incuriosisce, ma che richiede più tempo per essere letta. Sono buddista, dopo un periodo buio quella filosofia mi ha salvata. Io sono la persona più buona che abbia mai incontrato. È la prima volta che sento pronunciare questa frase, me lo dice come se mi avesse appena detto un’ovvietà. Mi e le domando quale forma abbia la cattiveria che ha incontrato, ma un attimo dopo siamo già altrove. Inafferrabile presenza, frenetica e magnetica, è una calma tempesta. In qualche modo i contrasti si concretizzano in lei. Sembra che tu voglia provare più esperienze possibili. Vero.

10 Dicembre | 344

365strangers|Dicembre 2015 22

Lui è Hector. Lo noto seduto su una panchina, ha le cuffie e ascolta qualcosa. Accetta facendomi segno di sedermi. Operaio in centrali idroelettriche e termiche, è qui per imparare come funziona l’energia eolica. E tornare in Venezuela con mas competencia. Mi racconta che la prima volta che ha visto una pala eolica è rimasto inerme a guardarla. Si esprime così, guardando in alto di fronte a lui, descrivendone la mole con passione e trasporto. Come quando un bambino descrive il suo giocattolo preferito. Sono silenziose e girano sempre alla stessa velocità, un soffio di vento o un uragano non modificano la rivoluzione impostata. Tornerai? Tra due anni, quando imparando l’energia eolica avrò completato anche io la mia rivoluzione. Me lo dice così, mentre ripassiamo il verbo essere sul suo libro di grammatica italiana. Voi siamo. È un errore ma non così tanto.

9 Dicembre | 343

365strangers|Dicembre 2015 23

Lui è Paola. La incrocio mentre passeggia con il cane. Ha qualcosa di nuovo, forse tempo fa non mi sarei fermato. Ha pochi minuti, ma decido comunque di andare avanti. Così scopro che lavora in una farmacia e che arrossisce in un attimo. Non si tratta di un arrossire lento, sembra più un’esplosione. L’emozione si fa pelle con velocità, nessun filtro, nessuna resistenza. Dopo alcuni giorni mi scrive, le sue parole definiscono le sensazioni già provate in quei brevi istanti tra sorrisi e rossori. È stato bello sentirsi importanti. 

8 Dicembre | 342

365strangers|Dicembre 2015 24

Lui è Vincenzo. Oggi è il giorno peggiore dall’inizio del progetto. Ho bisogno di distrazione, di una chiacchierata scacciapensieri. Passeggiando tra rabbia e dispiacere noto lui. Sta spiegando la filosofia di Architettura in saldo, una piattaforma web dove vengono presentate idee e condivisi progetti delle nuove generazioni di Creativi. La condivisione è alla base di uno sviluppo sano e sostenibile ed è la strada da percorrere. E in questa condivisione mi distraggo. 
|Oggi, V., mi scrive cha ha cambiato idea. La nostra storia, qui.|

7 Dicembre | 341

365strangers|Dicembre 2015 25

Lei è Evie. Mi colpisce tra i banchi del mercato, ha un cartellino identificativo e una divisa bordeaux. Viene dallo Utah, è una mormona in missione in Italia da un anno e mezzo. Porto la parola di Gesù tra le strade. Per come la vedo io,  la mano di Dio è presente in me ogni volta che sento di voler aiutare gli altri. Me lo dice così, con il suo forte accento americano e con il candore con cui continua a descrivere il proprio sentire in relazione a Dio e agli uomini. E poi c’è qualcosa di diverso. Non si tratta solo di purezza. Appare immacolata, mai toccata. Prende forma dopo, mentre la osservo allontanarsi nel parco. Ogni mia risposta viene ascoltata e accolta da immobili sorrisi. Come mi dicesse: sì, ti capisco. Prima di dormire prenditi un momento per te, non recitare, ma dialoga con il padre celeste. Le risposte arriveranno. È così che ho scoperto la funzione relazionale della preghiera. Se dialoghi, invece che recitare, va a finire che incontri qualcuno. L’impressione è che non valga solo in questo caso.

6 Dicembre | 340

365strangers|Dicembre 2015 26

Lei è Diana. Ha un cappotto grigio e lungo fino a coprirle i piedi. Porta il nome di una dea ma è allergica all’ambrosia. Passeggiamo velocemente, come le frasi con cui viene verso di me. Sono frasi che vanno al punto, dette tutte d’un fiato e senza giri di parole. Mi colpisce l’energia che la muove, mi riporta senza sforzo ad altri incontri simili vissuti quest’anno. Credevo che la velocità fosse inafferrabile, in realtà va sfiorata così com’è. Con rapidità. Glielo dico, e mi risponde che …è Milano, o così o non sopravvivi.

5 Dicembre | 339

365strangers|Dicembre 2015 27

Lei è Alice. Ha qualcosa di inafferrabile. La seguo e non sembra realmente qui. Conosco il tuo progetto, accetto. Ma perché hai scelto me? Io non ho niente da raccontare! Ti ho notata perché era chiaro per me che non fossi qui, camminavi tra la folla ma la sensazione è che fossi altrove, in un posto migliore per te, e avevo voglia di conoscerti. Per questo ti ho scelta. Passiamo insieme mezz’ora e non smettiamo un secondo di incontrarci, in un mondo familiare ad entrambi. Tra qui e altrove. E mi sorprendo nel vederla illuminarsi raccontando dei suoi libri, della sua passione. I miei amici mi dicono che dovrei scendere dal mio mondo per stare in quello reale. Quando mia hai vista ero lì, pensavo a una storia che mi ricorda mia sorella più piccola. Darei la vita per lei. Per come lo dice sembra crederci. Se ti dicessi che non ci vedo nulla di sbagliato nell’abitare quel mondo, che quello “stare” potrebbe essere il tuo talento come descriveresti ciò che sei? Consulente scenografica. Me lo dice così, non c’è nulla di strano o di sbagliato. E nel dirmelo ne assapora la bontà.

4 Dicembre | 338

365strangers|Dicembre 2015 28

Lui è Stefano. Prima di lui 4 no e il fastidio per uno sguardo che si nasconde dietro ad un altro volto. Stanchezza, stress, ansia: le trascino con me e ricevo 4 no. Poi incrocio lui. Ha un soprannome: l’uomo dell’ammmore. Con lui tutto sembra meno pesante, meno serio e drammatico. L’apice lo raggiungiamo nel finale. Mi saluta con il tipico gesto dell’heavy metal, o del rock ’n roll. Mi colpisce la potenza con cui mi arriva. Sa di approvazione, complicità, e di chiusura. Oltre quel gesto non c’è spazio per ulteriori esplorazioni. Ma qualcosa rimane. Quel gesto ha tolto drammaticità alla giornata, al percorso, al dicembre che mi aspetta. Rimane in me per giorni, fino a scoprire che nell’esoterismo è un gesto che allontana il male. L’atmosfera negativa che trascinavo spazzata via da 3 dita. Pollice, indice, mignolo. Rock’n’roll!

3 Dicembre | 337

365strangers|Dicembre 2015 29

Lui è Adriano. Passeggia con la moglie. Davvero difficile scegliere. Si tengono per mano, si muovono alla stessa velocità emanando una lieve e piacevole energia che sa di leggerezza, spiritualità e un po’ di spaesamento. Attraversano la strada, la surreale impressione è che siano appena arrivati da un bosco fatato, o dal mondo delle fiabe. Siamo terapisti. Me lo dicono all’unisono scambiandosi una complice e orgogliosa occhiata. Vivo il momento della foto some una separazione forzata, tanto da trovarmi più volte a chiedergli: rimani con me, non mi scappare. No no, ci sono. Perché non ci fotografi insieme? Siamo una cosa sola.

2 Dicembre | 336

365strangers|Dicembre 2015 30

Lui è Sergej. Lo incontro seduto su una panchina mentre osserva il mare. O le onde. È Lettone, vive in una tenda tra gli scogli e alcune barche di legno lasciate lì a riparo dal mare. Per anni ha vissuto nella società, ora ha deciso di starne fuori. Anche se si tiene informato attraverso i quotidiani. Non è sempre stato così. Si è sposato, 3 volte, ha avuto figli, molti soldi, ma ad un certo punto …ho salutato tutti, e mi sono ritirato. Ho girato il mondo, sempre vissuto per strada. Fino a qualche mese fa vivevo su quell’albero, sui rami appendevo i libri. Erano i miei comodini. Ora sono sceso e sto qui tra queste barche. Lo ascolto immerso in un silenzio che interrompo solo per annuire, e lì, in contatto con le sue parole, con la storia che si origina dal suo corpo come fumo dalla brace, contatto un pervasivo e silenzioso senso di libertà. Sono rilassato nel suo silenzio e non lo voglio interrompere. Vivo così. Senza sapere cosa succederà domani. Come i gabbiani. Lo saluto, mentre mi allontano mi chiama ancora una volta dicendomi: non sparire.

2 Dicembre | 335

365strangers|Dicembre 2015 31

Lei è Daniela. Ho voglia di un volto lontano e noto lei. Passeggia con il marito spingendo il passeggino. No, ciao. Senza neppure guardarmi. È lui a sbattermi la porta in faccia. Mi fa male non essere neppure ascoltato, così insisto nel tentativo di spiegare di cosa si tratta. Mi avvicino e lui senza esitazione si dirige verso di me con fare minaccioso, infrangendo quello che è il mio spazio personale. Ti ho già detto di no, è un momento di merda, non vogliamo niente. 340 incontri fa mi sarei arreso dietro al timore, oggi no. Spiego e dopo due prepotenti no ottengo un sì. Così scopro che è tedesca, vive a Monaco, è qui in vacanza. Non molto, ma la soddisfazione per aver affrontato e sconfitto la paura vale tutto l’incontro. Mi allontano chiedendomi perché io abbia deciso di insistere. La risposta arriva naturalmente senza neppure cercarla: per imparare a non arrendermi più.

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