365strangers | Settembre 2015

30 Settembre | 273

365strangers | Settembre 2015 1

Lui è Roberto. Lavora come coffee trainer. Noto subito l’orgoglio e l’entusiasmo sprigionato dalle sue parole e dal suo corpo, a tratti sfiorato da un gioioso imbarazzo di fronte a colleghi e allievi. Il mio compito è trasmettere l’Arte della caffetteria. L’espresso italiano. Ama ciò che fa, è bello ascoltarlo. Anche per questo lo scelgo. Mi trovo per alcuni minuti ad osservarlo e ascoltarlo, in contatto con la forza e la passione con cui descrive il percorso del caffè dalla piantagione alla tazzina. C’è la tecnologia, ma è l’esperienza di un uomo che verifica la qualità del chicco dopo ogni tostatura. E mi sorprende scoprire quello che per lui rappresenta l’essenzialità di un buon caffè: questione di finezza. Gli racconto del progetto, accetta così: ne sono lusingato, o qualcosa di simile. Da questo momento in poi il caffè finisce sullo sfondo e ci incontriamo in una strana e paradossale pausa dal caffè. Mentre mi racconta di essere da poco uscito da una delusione societaria gli chiedo quale sia il suo sogno. Smette per un attimo di guardarmi, si rifugia non so dove, in un luogo silenzioso per tutti tranne che per lui, per ritornare poco dopo più sereno ed emozionato: non ho sogni, ciò che sto vivendo in questo momento è tutto ciò che voglio. Gli rimando che la mia sensazione è un po’ diversa: l’impressione è che li realizzi. E con un sorriso soddisfatto annuisce, ammettendo di aver bisogno di stimoli continui. Ogni 4 o 5 anni la mia vita cambia. È da poco iniziata una di quelle fasi: il 31 luglio in occasione di un trasferimento ho incontrato una ragazza. È stato incredibile. Sono uno che nota le date. E da due mesi sono felice. Il prossimo obiettivo è la casa. E poi chissà, visto che in lei vedo cose belle…magari una famiglia. Mi porto via un po’ della sua energia positiva e rinfrescante: è felice e lo condivide. Soffia via quel velo grigio che da alcuni giorni mi accompagnava. Credo sia rimasto là, da allora non si è più fatto vedere.

29 Settembre | 272

365strangers | Settembre 2015 2

Lui è Giotto. Ho appena passato venti minuti con chi mi aveva appena detto di sì, ma al momento della foto cambia rigidamente idea. Era andato tutto come altre 271 volte ma ad un certo punto cambia idea. E mi lascia senza così, confuso e senza risposte. Un po’ a disagio per questa strano episodio incontro lui, che per come trascina i piedi sull’asfalto sembra stanco ma disponibile. Lo immagino francese, ma scopro che vive a Finale Ligure, che frequenta l’Artistico, che ha una sviluppata manualità e che alcuni mesi fa ha cercato di conoscere la genealogia della sua famiglia. L’ho fatto per conoscere le mie origini. I miei genitori sono stati artisti. Ho fatto di tutto per non finire in questo mondo, ma alla fine dopo alcune scelte scolastiche sbagliate sono tornato qui. Con lui mi accorgo di essere centrato sulle possibilità e opportunità future, rimandandogli di immaginarlo come artista o designer impegnato in un laboratorio artigianale in qualche città. E la cosa mi sorprende: quasi come avessi sentito la necessità di sostenerlo un po’. Me ne rendo conto solo dopo, una volta salutato. Sono più abituato a stare con le ragazze. Con loro non c’è competizione, non devi mostrarti diverso da quello che sei. Tra ragazzi è diverso. Sono grosso, non ho mai avuto problemi, ma per natura preferisco stare con le ragazze. Ha 18 anni, sua mamma non c’è più da quando ne aveva 8. 

28 Settembre | 271

365strangers | Settembre 2015 3

Lei è Federica. Oggi è una di quelle giornate no, avrei solo voglia di andare via, lontano. Ho bisogno di un volto rassicurante, accogliente, che mi faccia stare meglio. E incontro lei: sembra spagnola, ha un viso morbido e pulito, sarà la mia medicina. Accetta, agitandosi un poco, sorride un che sballo! Percorriamo insieme qualche metro e mentre mi racconta di frequentare Chimica e di essere iscritta al primo anno, mi accorgo di essere completamente su di lei, presente e sorpreso dal fatto che abbia appena compiuto solo 19 anni. Entrare in relazione ha un enorme valore terapeutico, oggi come altre volte lo sperimento sulla mia pelle. …Sono rigida, non mi faccio fotografare. Eppure ti ho scelta per il viso morbido, avevo bisogno di questo, oggi sono un po’ triste. È una condivisione che non la incontra, la sensazione è che ci sia poco terreno e cambio strada. La saluto e sto meglio. Ma di nuovo solo trascino con me un po’ d’ansia e timore. Come se tutto intorno fosse in un vibrante equilibrio. Non del tutto immobile, sospeso, in attesa di qualcosa che arriverà. Nel bene e nel male.

27 Settembre | 270

365strangers | Settembre 2015 4

Lui è Francesco. Incontrare numeri tondi mi fa sempre uno strano effetto. Lui è il numero 270. In qualche modo sanno di chiusura, ma anche di nuovi inizi. E di inevitabile avvicinamento alla fine. È vero che ogni fine è un nuovo inizio. Cosa mi aspetta nei prossimi 95 giorni? Chi incontrerò? Riusciremo a fare la mostra? Cosa imparerò ancora? Su cosa verrò confrontato? In contatto con queste domande noto lui. Lo vedo da lontano. Mi colpisce il bianco dei suoi capelli, il contrasto con la barba che come dice lui: …è venuta così. Come qualcosa che costruisci e spunta. Di lavoro fa l’escavatore e il camionista nell’astigiano. È più giovane di me, ma lo guardo dal basso e mi sento più piccolo. Il lavoro ti modella, nello spirito e nel corpo. Da due mesi è papà. Sono un harleysta, ma da due mesi non ho più tempo per la mia moto. Tutto il mio tempo lo dedico a mio figlio. Me lo dice sorridendo, e non c’è traccia di dispiacere in quelle parole. 

26 Settembre | 269

365strangers | Settembre 2015 5

Lui è Davide. Come me. Lo noto seduto sul muretto insieme ad altre persone. Loro si stanno confrontando, lui è un po’ più in disparte. Come me. Sono in un ambiente nuovo, con persone nuove. Mi colpisce la sua gentilezza, il fatto che salendo le scale mi faccia segno di passare. Nella gentilezza lo scelgo. E così scopro che lavora in ambito amministrativo e ha una passione: la fotografia. Mi piace la fotografia architettonica. Giochi di linee e spazi dal forte impatto visivo. Gli chiedo quando tutto abbia avuto inizio, e mi racconta: un po’ di tempo fa ho iniziato a fotografare gli edifici e l’architettura fascista di Como. L’avevo sempre odiata. Ma da quel giorno tutto è cambiato. Ho imparato ad apprezzare le linee e gli schemi che la caratterizzano.  Anche sotto una tirannia è possibile realizzare cose belle e utili. A volte è solo questione di cambiare prospettiva: la bellezza era già intorno a noi. È lì: si tratta di spostarsi, anche fisicamente, e notarla. O sentirla. Gli chiedo se esista la figura umana nelle sue foto, mi risponde di averla inserita da poco, ma da distante: Non mi avvicino troppo. Faccio fatica a parlare con lo sconosciuto. Eppure è qui con me, il suo volto e i suoi modi sono stati l’energia più familiare e accogliente di una giornata vissuta in un ambiente nuovo e distante da ciò che sono. Dallo sconosciuto, all’architettura fascista, alla delicatezza, alla forza. Un incontro che mi permette di riflettere su un aspetto decisivo della mia vita: nella delicatezza può nascere la forza. È in questa direzione che sento di voler crescere, professionalmente ma non solo. 

25 Settembre | 268

365strangers | Settembre 2015 6

Lui è Luca. Lo noto tre volte tra i banchi della Fiera del Tartufo, e lo scelgo. Mi colpisce il modo con cui accetta di far parte del progetto: …non ho capito un cazzo ma sì. È con la compagna, vive ad Asti e sta cercando lavoro. …ho giocato nelle giovanili della Juventus, ma non è andata bene. E oggi mi ritrovo a fare i conti con quegli anni passati sopratutto nella speranza di sfondare nel calcio. Mi colpisce l’energia con cui ci incontriamo: rido molto più serenamente e pienamente rispetto a molte uscite in compagnia. Come ci fosse una maggiore pulizia e spontaneità. Come fosse più difficile essere liberi nella familiarità. Mi capita con lui, ma non solo. Non è chiaro, mi prendo il tempo di sentire. Ora posso mettere di nuovo il mio schermo protettivo. Gli occhiali da sole mi rendono invisibile.  Ci salutiamo e mentre mi preparo per andare via sorridendo sussurra alla compagna sotto voce ma abbastanza da farsi sentire anche da me. Io comunque continuo a non capire questo cosa voleva.  Incipit e conclusione che nella sostanza raccontano tutto l’incontro: ironico, divertente e preso bene.

24 Settembre | 267

365strangers | Settembre 2015 7

Lei è Bettina. Mi colpisce tra centinaia di passanti. Sembra camminare in equilibrio su una fune, in una dimensione al confine tra l’appartenenza a quella strada, a quella gente, a quella città e a qualcosa di distante. È lì, fisicamente, ma la sensazione osservandola è che non ci sia del tutto. Appartiene a qualche altra parte. Nel guardarla la sensazione è che intorno a lei tutto si faccia immobile: è sua l’esclusività del movimento, della luce e dell’oscurità. Ed esiste solo lei. Scopro che è qui a Dublino da 3 settimane per un master in Landscape Planning, Studio come diminuire l’impatto ambientale delle costruzioni. Ma non vede l’ora di tornare a casa sua, a Monaco in Germania. Vivo in costante contatto con ciò che mi circonda, intorno a me sento un sacco di cose e mi piace lasciarmi coinvolgere. Sono arrivata qui e ho trovato grigio, depressione, freddezza. Non mi sento comoda qui. Questa frase mi riporta all’importanza di stare e riconoscere le proprie sofferenze, integrarle per poter stare meglio. È un dare dignità alla tristezza: ci vuole forza e coraggio. Ma per come la vedo io, la sofferenza modella anime e corpi donandogli luce e impatti di potenza sorprendente. Glielo dico, e mi risponde: …è qualcosa che cerco sempre di dire ai miei amici: per raggiungere la luce è necessario conoscere il proprio buio. E in questo ci incontriamo, nella tristezza che porta con sé il calore di un abbraccio. Oggi ho appreso anche del caso Volkswagen. E mi piace andarmene accorgendomi del fatto che generalizzazioni e frettolosi giudizi non hanno alcun senso: ho incontrato una Germania che inquina, e una che si sforza nel trovare alternative green alla civilizzazione. Ciao Betty.

23 Settembre | 266

365strangers | Settembre 2015 8

Lui è Will. Will come volontà. Lo noto seduto sugli scalini di Temple Bar, quartiere culturale e artistico della città. Con lui c’è una persona, un uomo, che non pronuncerà una parola per tutta la durata dell’incontro. Ha lasciato il  lavoro da alcuni giorni: Non faceva per me…ero in un call center, zero gratificazione, zero stimoli. Ma ne ho già trovato un altro. Insegnerò Business English via skype.  Perdere e trovare lavoro così velocemente da non sentire neppure le difficoltà. Con lui e insieme al tempo, sento un po’ di freddezza: il suo corpo è rigido e si muove molto…molto…molto…lentamente. Quasi come vivesse il timore di perdere l’equilibrio e fare cadere qualcosa da sopra la testa. E quell’uomo alle sue spalle si muove ancora meno. Ci osserva, e sento un po’ di disagio. Nel frattempo si avvicina uno sconosciuto, un altro, chiedendo un piccolo aiuto per il pranzo. Con la naturalezza tipica di un gesto familiare e ripetuto, gliele dà. Ne approfittiamo per sfiorare leggermente il discorso dipendenze, e nella sua maniera dall’impressione un po’ regale mi dice una generosa verità: …solo perché ci troviamo in una situazione migliore non significa essere migliori e non possiamo giudicare. Ci troviamo d’accordo su questo aspetto, ma la questione rispetto al significato di quel gesto rimane aperta. Questione di etica. Ma è tempo di andare. Ci salutiamo, e mi trovo a domandarmi che cosa lui, dal portamento da “Re Buono” cercasse di mantenere in equilibrio.

22 Settembre | 265

365strangers | Settembre 2015 9

Lei è Vivienne. C’è una realtà parallela in questa città. È il Trinity College. Ci accedi dal grigio e dal freddo delle strade per trovarti di fronte centinaia di ragazzi, studenti e professori che passano le giornate tra prati verdi e pieni di luce. Oggi sono  qui, da alcuni minuti passeggio nel cortile centrale. La luce intorno è chiara e fredda. Stanno smontando dei palchi: dev’essere appena finita una manifestazione. Intorno a me molti ragazzi camminano e sorridono. Qualcuno mi colpisce, ma non mi convince. Mi accorgo di essere in attesa di qualcosa. Poi incrocio lei e non ho dubbi. Mi rendo conto di aver già iniziato a dirigermi verso di lei ancora prima di averla scelta. Le racconto del mio incontro di ieri, delle difficoltà rispetto alla lingua. Lei mi sorride, chinando leggermente la testa verso sinistra mi dice: don’t be nervous, your english is ok.  È da questo momento che i miei incontri quassù cambiano. Quella frase ha dato terreno ai successivi incontri. E il mio viaggio tra gli strangers a Dublino cambia. Passiamo insieme una mezz’ora, così scopro che ha appena trascorso dieci settimane in India e che studia a Dublino gli incontri possibili tra arte e design. Rimango colpito dai suoi intensi occhi blu: provo piacere nel guardarla e in pochi istanti mi trovo coinvolto nella sua energia accogliente e genuina. Non perdo una singola parola, ripensando alla preoccupazione di ieri sorrido dentro. E fuori. E ho imparato che se ci si incontra nei sorrisi, lo scambio è nutriente e positivo. Sono stata in India per insegnare ai bambini l’inglese e la matematica. E ora sono qui, per completare l’Accademia di Arte e Design.  Arte e design che si incontrano. Progettare il bello.

 

21 Settembre | 264

365strangers | Settembre 2015 10

Lui è Kyrhaen. È il primo giorno a Dublino. Lo noto mentre si accende una sigaretta appoggiato contro un muro. Ha un volto particolare. Duro ma accogliente. Mi avvicino e accetta subito. Si rivolge a me come se fossi irlandese anche io e dopo pochi secondi mi rendo conto di essere totalmente centrato sul suo modo di parlare, veloce, duro e per certi suoni ostile alle mie orecchie non abituate a questo forte accento. Gli chiedo di rallentare. Lo fa per poco, l’abitudine sovrasta il cambiamento e perdo per strada molte parole. Mi sento all’interno di un enigma. C’è il suo volto, il suo stile, c’è la sua voce e ci sono tante parole. Alcune le colgo: si tratta di creare connessioni tra quelle che intuisco. In questo ricamare scopro che ha da poco finito l’Università, geografia e teologia e che tra poco partirà per la Scandinavia. Vado a fare un dottorato là. Non costa nulla. Non so cosa di preciso, ma la direzione è quella della tutela dell’ambiente.  Cercavo il primo volto di questa trasferta a Dublino con mio fratello: il suo mi ha convinto prima, durante e dopo.

20 Settembre | 263

365strangers | Settembre 2015 11

Lui è Alessandro. Ho dimenticato il cellulare in auto, in qualche modo sono per strada più del solito, con la piacevole e strana sensazione di essere slegato, in contatto con i volti e l’ambiente che mi circonda. Lo noto nella luce chiara di una mattina in Piazza Sisto a Savona. Le scuole sono iniziate, per strada ci siamo noi e pochi altri. Mi colpisce lo stile, lo immagino tatuatore e appassionato di musica. Poi scopro di aver intuito solo una delle due possibilità. La seconda. Si divide tra l’insegnamento dell’Italiano e la professione di educatore. E ha una grande passione, che negli anni si è concretizzata in una collezione di migliaia di vinili. Amo la musica. Da sempre. Mi piace vestirmi dei gruppi che ascolto, e attraverso le mie t-shirt incuriosire chi incontro per strada. Ma mi piace anche farmi incuriosire. Un’altra modalità di interconnessione fra sconosciuti. La musica per me è il filtro attraverso cui conosco il mondo e il mezzo che mi permette di comunicare qualcosa.
Oggi aveva una t-shirt dei Faith no more. Via alle connessioni.

19 Settembre | 262

365strangers | Settembre 2015 12

Lui è Vincenzo. Siamo allo stesso tavolo tra gli invitati di un amico comune.  Intorno a noi ci sono persone che gridano, cantano e battono i pugni sul tavolo. Sono quelli che animano le feste e i pranzi rumorosamente, bevendo ettolitri di vino. E sono indispensabili. Lo noto perché come me, in quel momento, non fa parte di quel gruppo di persone. Mi appare come quello che tra 20 anni potrei essere io: è questo che mi ha spinto ad avvicinarmi. Accetta con un sorriso dolce e discreto, ci diamo appuntamento poco più tardi. ”Sai, noi generazione di cinquantenni siamo stati gli ultimi fortunati. Eravamo bambini e avevamo le vie delle strade tutte per noi…ci potevi giocare. Eravamo liberi per davvero.  Me lo dice così, alzando gli occhi al cielo, piegandosi leggermente indietro, prima di lasciare spazio a un po’ di malinconia. O forse proprio per concederglielo quello spazio, lì, tra il suo stomaco e me. Sembra la stia accogliendo in braccio. Non sono mai più stato così bene.  E mentre me lo racconta brilla ancora un po’, è un ricordo vivo e chiaro: in un attimo diventa corpo. Dopo poco non so come ci troviamo a parlare di lavoro, del fatto che quando la sua prima moglie era incinta per stare con lei si era licenziato: tutti mi dicevano: sei pazzo, un lavoro a tempo indeterminato, te ne pentirai. Dopo 14 anni mia moglie è mancata. Non mi sono mai pentito di quella scelta. Quelle parole mi arrivano addosso come gelido vento, accompagnate dal leggero tremolio con cui mi dice: “è mancata”. Non trattengo l’emozione. La lascio salire e la vivo fino in fondo comunicandogliela. Oggi, a distanza di giorni, sento ancora quei brividi sulla pelle, e il cuore che batte più forte.

18 Settembre | 261

365strangers | Settembre 2015 13

Lui è Danilo. Mi colpiscono i suoi colori, sta spingendo un passeggino insieme alla moglie e alle due figlie. Mi avvicino e mi accoglie uno sguardo inizialmente duro. Mi sento osservato e valutato, ma sento di poter andare avanti liberamente. L’impressione è quella che se avesse voluto dirmi di no, l’avrebbe fatto. E invece mi dice di si. Lavora come operaio ma dopo due metri non ne parla già più. In contatto con questo mi sta già raccontando con orgoglio che …insieme a mia moglie arrotondiamo in palestra. Io spinning, lei yoga. E dopo poco, mi da un feedback inatteso e di profondo valore; mi tocca perché me lo dice guardandomi dritto negli occhi. Da uomo a uomo. Spingendosi oltre quello che è il mio spazio personale. Sei una di quelle persone che ama ciò che fa. Stando con te si sente e si vede. Parlarti è estremamente interessante. Gli chiedo a cosa si riferisce, mi interessa capire ciò che lui vede in me. Mi riferivo a qualcosa di generale. La mia impressione è che tra 30 anni ti guarderai indietro e non sarai come chi non ne può più. Come chi lavora per portare la pagnotta a casa. Si vede che provi passione per quello che fai. E questo ti salverà. È una tematica che incontro spesso nella mia vita, soprattutto ultimamente: fino a che punto spingersi alla ricerca di sé stessi? Fino a che punto non arrendersi e continuare alla ricerca della propria strada, del proprio percorso? Fino a che punto accettare i compromessi? Questo incontro mi ha permesso di avvicinarmi di nuovo a queste domande: questioni che rimangono aperte, ma a differenza di qualche tempo fa, non fanno più paura. Ci salutiamo e mentre mi allontano mi accorgo di portare con me una sensazione di forza e sicurezza particolare. Con lui, mi sono sentito uomo di fronte a un uomo. Consapevolezza di enorme valore per me, generalmente molto più abituato ad appoggiarmi sul mio Io ragazzo.

17 Settembre | 260

365strangers | Settembre 2015 14

Lei è Yvonne. La noto dietro al bancone del bar mentre mi serve un succo di frutta. C’è qualcosa in lei che sa di tedesco. È inglese ma è nata nello Zimbabwe. Sono emigrata due volte. La prima da bambina. Poi abbiamo conosciuto il mal d’Africa…e siamo tornati là. La interrompo per chiederle quale sia stato il suo mal d’Africa, per conoscerne meglio le sfumature. Una sensazione di malessere che ti prende dietro la mente. Me lo dice chiudendo gli occhi e portando la mano dietro alla testa. Lo sente lì quel dolore, il suo mal d’Africa è localizzato dietro la nuca. E per un attimo mi sembra di sentirlo. E poi c’è la sensazione di pericolo che ti mantiene in allerta, vigile e con un livello di energia alto. Ti mantiene più vivo. Purtroppo quello che cercavamo non c’era più. Quello è stato il momento in cui mi sono resa conto di poterlo trovare solo dentro di me. Le rimando che somiglia a ciò che accade nell’elaborazione del lutto e nelle separazioni. Non si può tornare indietro: ciò che ci permette di andare avanti e non dimenticare è identificare ciò che rimane in noi di chi non c’è più. In che modo importanti esperienze relazionali ci hanno reso ciò che siamo. In che modo assaporiamo ancora la loro presenza, la presenza nell’assenza. Dallo Zimbabwe all’elaborazione del lutto di fronte al bancone di un bar: mi colpisce trovarci in un confronto di questo tipo. Sono un po’ rigida. Ma anche morbida. L’ho preso da mia madre, ed è qualcosa che spero di trasmettere alle mie figlie, per proteggerle. Ora sono in Germania. Sarà una coincidenza, ma il suo sguardo all’inizio sapeva di Germania.

16 Settembre | 259

365strangers | Settembre 2015 15

Lei è Angela. La noto tra i vicoli, mi colpisce lo stile, le Superga di topolino e i capelli cortissimi. Ho voglia di conoscerne le ragioni. Accetta sorridendo, mi presenta a due amiche e mi racconta con orgoglio che mercoledì inizierà la sua avventura nei vigili del fuoco. Sarò la prima donna qui nel gruppo di Alassio. Ho un rapporto particolare con la paura. Non la sento. Non sento il pericolo. Le dico che mi colpisce la cosa, e che vorrei saperne di più. Non vedo proprio il pericolo, se me lo fanno notare lo smonto. Anche da bambina me lo facevano notare, ma niente. Credo che le mie cicatrici parlino da sole. Quella sul viso ce l’ho da sempre. Mi sono rovesciata addosso una pentola di olio bollente. Le rimando la connessione tra le due esperienze, vedo la bambina che si ustiona non notando il pericolo, e la donna che oggi spegne le fiamme cercando una vita vissuta al massimo. Sembra nutrire un fascino per il rischio, la sensazione è che in qualche modo stia cercando di sollevare e spingere via quella pentola che lentamente le si rovescia sul volto. La vivo come si vive un film adrenalinico, coinvolto dalla sua energia e dal suo frizzante parlare: Porto i capelli rasati da 6anni. È un gesto di ribellione. Ero stufa di essere la bambolina di turno, volevo che le persone nel scegliermi andassero oltre il mio aspetto. Ci incontriamo per la prima volta nei vicoli di Alassio, nel suggestivo silenzio di una tipica giornata di fine estate. Ed in questa luce, in questo silenzio, l’impressione è che lei viva in costante contatto con il proprio sentire, con quelli che sono i propri bisogni. Ce li ha impressi sulla pelle, sul volto e nella sua voce. Glielo rimando rendendomi conto di non trovare la parola adatta. Me la suggerisce lei, con una precisione cecchina. Non credo si tratti di bisogni o di sentire..credo sia istinto: per vivere ho bisogno di stimoli elettrizzanti. Ecco il fuoco. Ecco l’olio bollente.

15 Settembre | 258

365strangers | Settembre 2015 16

Lui è Gabriele. Lo noto sul treno, ha uno sguardo intenso, magnetico, che sa di lontano. Oggi è il suo primo giorno di università ed è arrabbiato. Forse un po’ agitato. Sono in ritardo per colpa di mia madre, si è dimenticata di svegliarmi. Non sopporto il rumore della sveglia, così è lei a svegliarmi. Da sempre. Frequenterà Economia ma l’impressione è che non sia davvero sicuro della scelta. Come se fosse l’unica fra le possibili, e mentre mi racconta le ragioni, l’impressione è che stia cercando di convincere se stesso. E che sarà una prova. Ha origini siriane, sua mamma arriva da là. Ci sono stato in Siria, prima della guerra. Là non è come qui. I problemi che affrontano i ragazzi sono molto più seri rispetto a quelli che incontriamo noi. È questo discorso che cambia le carte in tavola. Inizialmente sentivo un po’ di immaturità, ci salutiamo con la sensazione opposta. Ha 19 anni, l’impressione è che sia in quella zona di confine tipica dell’età: né adulto, ne adolescente. Un po’ dell’uno e un po’ dell’altro. Mi sarebbe piaciuto studiare Psicologia, ma non me la sono sentita. Avevo paura di essere travolto dalla sofferenza delle persone. Gli rimando che la ritengo una delle responsabilità principali per essere un buon psicoterapeuta, ragione per cui ognuno di noi affronta la supervisione e un percorso di terapia personale. L’obiettivo è quello di riconoscere le proprie tematiche, le proprie aree di sofferenza, esplorarle e prendersene cura, per poterci essere per se stessi e per gli altri. E parlando di questo ci incontriamo; sento chiaramente interesse e curiosità da parte sua. Dalla rabbia verso la madre che non l’ha svegliato a questo discorso. In 10 minuti, 10 anni di maturità. Lo saluto, e mentre mi allontano la sensazione è quella di avergli offerto un’alternativa.

14 Settembre | 257

365strangers | Settembre 2015 17

Lui è Olmo. Dai che ti becchi un viso famoso. Me lo dice suo fratello, che nel frattempo sparisce nel parcheggio. Suona il flauto e la tastiera in un gruppo genovese, gli Ex-Otago. Ma con questo non ci si campa. Ho studiato architettura, ora mi tocca trovare un lavoro. Mi colpisce il suo tono ti voce, non si sforza. Usa l’energia necessaria per essere comprensibile, niente di più. Ha qualcosa di curioso, ma allo stesso tempo mi trovo a domandarmi se mi stia prendendo sul serio. Mentre ci incontriamo ai mille all’ora, un clacson dal parcheggio ci distrae. Di nuovo suo fratello. Prima di andare gli chiedo di provare a definirsi a partire da uno degli scatti che gli ho fatto. E mi risponde così, di nuovo sussurrando ironicamente un sorriso da piccola peste: Bello, ammiccante e tenebroso. Lo saluto e rimango così, soddisfatto dello scatto, in contatto con la sua velocità e ironia. 

13 Settembre | 256

365strangers | Settembre 2015 18

Lei è Rekha. Sono in viaggio verso Savona. Noto una fila di pullman parcheggiati ordinatamente sotto un cavalcavia. Tra i pullman ci sono decine di uomini, donne e bambini: sembrano aspettare qualcosa. Mi fermo e decido di esplorare quella curiosa e inusuale atmosfera. Mi immergo nella folla, di solito qui c’è solo nebbia, grigiore e solitudine, mi colpisce trovarmi immerso e coinvolto in quei colori e volti. Così scopro che oggi ricorre un’importante festa Indù e che poco distante ci saranno le celebrazioni. È dedicata a Ganesha, la divinità che rimuove gli ostacoli. Viene invocata a scopo propiziatorio prima di iniziare qualsiasi tipo di attività. Infonde saggezza e forza spirituale. E la cosa mi piace. Tra numerosi nuovi volti noto lei. Ha un lungo vestito rosso: sembra una fiamma su tela bianca. Accetta timidamente, la sensazione è che sia una che si concede a piccole dosi. Ho in mente due parole:  prudenza e delicatezza. Lentamente mi accorgo di stare con lei rispettando questo movimento energetico, e soprattutto di starci bene. Le chiedo il significato del punto rosso sulla fronte. Si tratta del Bindi, è una goccia. Indica la connessione con Dio, mi aiuta a mantenere tranquillo il cervello, e comunica il mio status di moglie. Un tuffo di pochi minuti tra voci, colori e occhiate curiose: mi allontano in contatto con una piacevole energia vibrante. Il viaggio in India mi sembra un po’ più vero. 

12 Settembre | 255

365strangers | Settembre 2015 19

Lui è Ruben. Una ragazza mi ha appena detto no. Era tanto tempo che non succedeva. L’ha motivato descrivendosi timida, diffidente, una persona che difficilmente si apre. In realtà raccontandomi questo l’aveva appena fatto. Mentre rifletto su questo aspetto incrocio una coppia. Stanno passeggiando, giocano l’uno con la mano dell’altro. Scelgo lui, ha un viso simpatico e accogliente. E mi sembra più incuriosito. Vive a Lugano, dove lavora nella ditta di famiglia in ambito edilizio. Non so perché ma mentre lo fotografo mi viene da chiedergli che sport pratichi. Un tempo hockey su ghiaccio. Era il tempo dell’età stupida. E così ho smesso. Mentre scrivo mi rendo conto che al di là di alcune cose legate al mio stare con lui, è soprattutto l’atmosfera che li avvolge come coppia a coinvolgermi e a farmi stare bene. Mi colpisce la genuinità e l’armonia che sembra legarli; mi accorgo di essere dispiaciuto per non poterli frequentare. Sono stato bene con loro. Ci salutiamo con la speranza di rivederci, magari in occasione della mostra che conto di realizzare entro fine anno. Non so da quanto tempo stiano insieme, ma l’impressione è che sia da molto. 

11 Settembre | 254

365strangers | Settembre 2015 20

Lei è Denise. Ha uno sguardo cupo e un po’ stanco. Si descrive velocemente con due parole che mi svela dopo pochi secondi: sola e adottata. Sono solitaria, vivo qui in zona ma non mi conosce nessuno. Le chiedo da dove venga e mi risponde …vengo dal mondo. Ho cambiato diverse famiglie, sono stata sballottata di qua e di là. Alla fine sono finita qui. Mi incuriosisce, la sensazione è quella di aver incontrato una persona con tanta voglia e bisogno di legami. Insieme a questo mi colpisce la cautela con cui mi avvicino a lei: la sensazione è di poterla invadere anche con piccole domande. Glielo dico, sorridiamo insieme ma non mi risponde del tutto. Mi rimane il dubbio, da qui in poi sarò più cauto. Così passeggiamo per la via, l’uno accanto all’altro, con sua figlia poco più indietro che ci segue. Ad un certo punto nota il proprio tono di voce, lo descrive strano, meno intenso del solito. Mi fai uno strano effetto. Si sfiora la gola e mi dice arrossendo: senti, mi trema la voce. Anche lì scelgo la cautela. Durante l’incontro contatto vivamente la sensazione legata al nostro stare insieme: sembra non avere confini. O forse sono permeabili. O forse è solo stanca di stare sola e questa modalità trascina con sé una profonda richiesta. Allestisce ristoranti per eventi e matrimoni. E dipinge. Dipingo persone che urlano. Sono urla di dolore e ribellione. Me ne vado e mi prendo un po’ di tempo per me. Voglio stare un po’ da solo. 

10 Settembre | 253

365strangers | Settembre 2015 21

Lui è Ruggero. È in Via Pia, una via centrale e storica di Savona. Lo noto seduto all’interno dell’emporio di antiquariato, è seduto e sta completando un cruciverba. Rimango coinvolto e affascinato da ciò che racconta, da come lo racconta, dal manuale per l’interpretazione della simbologia internazionale, dagli oggetti che ci mostra con cura e passione. Nel silenzio luccicante di quella piccola stanza, si alza dalla poltroncina e sceglie un candelabro d’argento. Lentino agli occhi, scopriamo che quella che sembrava una superficie liscia in realtà porta incisi un’ancora, la lettera N e un leone passante. Il manuale rivela il significato: Birmingham, 1912, Argento. È lì che parte il mio viaggio nel tempo: quell’oggetto tra le mani, chissà quante mani avrà incontrato. Chissà su quante scrivanie si sia riposato. E di fronte a me scorre il tempo, il mio tempo: la Prima Guerra mondiale, la seconda, Churchill, il Té delle cinque, il buio di un temporale di metà secolo scorso. Mi rendo conto dell’immenso potere che gli oggetti hanno di presentificare il passato. Senza dimenticarmi di lui: …ho imparato questo mestiere a 40 anni. Prima lavoravo nello stesso campo ma come dipendente. Poi ho scelto di passare dall’altra parte. E ho imparato anche a restaurare. Gli chiedo quanto questa scelta gli abbia ridato energia. La sua risposta fa tremare gli argenti. Molto. Dentro a quelle 5 lettere credo ci sia un tuono. Guadagnavo molto di più, ora lavoro per sopravvivere ma il prezzo della libertà è immenso. Colleziona teiere e boccali inglesi, l’impressione è che il suo lavoro sia una splendida storia.

9 Settembre | 252

365strangers | Settembre 2015 22

Lui è Dmitri. Short name: Dima. Vive a Riga, in Lettonia, dove lavora come web developer. Incuriosito da quelle zone dell’est gli chiedo come sia vivere là. E inizia un preciso monologo che durerà diversi minuti. Non siamo come qui. La gente a Riga per strada è spaventata, non si ferma neppure per dare indicazioni stradali. Si percepiscono ancora le tracce dell’URSS, le vecchie generazioni sono depresse soprattutto a causa loro. Gli chiedo in che modo lo siano e mi risponde che …vivono con il costante pensiero che gli altri siano migliori e che non si possa fare nulla per cambiare questa situazione. Ti puoi sforzare, ma la tua condizione non cambierà. Non c’è margine di miglioramento. Mentre scrivo sento un po’ di angoscia e un’intensa sensazione di soffocamento. Eppure lui è qui con me, si è aperto ad un estraneo e mi ha detto sì: è perché ho viaggiato, noi giovani abbiamo visto come si vive in Europa e vogliamo portare questa mentalità anche da noi. Vogliamo cambiare le cose. Per un attimo posso vedere l’Italia attraverso i suoi occhi, e mi sembra più bella. Qui avete il mare, le montagne, l’arte, il verde, il sole, l’energia, le persone sorridono e comunicano fra loro, avete case piene di storia. Là abbiamo il grigio e il freddo ereditato dall’URSS. È importante l’ambiente in cui vivi per la tua salute.

8 Settembre | 251

365strangers | Settembre 2015 23

Lei è Francesca. Farà due anni in uno per poter iniziare prima Paleontologia a Bologna. Mi piace perché è un lavoro che permette di viaggiare, ma soprattutto perché spesso mi sono trovata a pensare a questi esseri mastodontici che esistevano molto prima di noi…erano molto più abili nel rispettare l’equilibrio e l’armonia del pianeta. Le chiedo da dove nasca questa passione e mi risponde che da bambina, quando ancora non sapeva leggere, obbligava i suoi genitori a leggerle enciclopedie di dinosauri e fossili. È mentre me lo racconta che mi accorgo del leggero tremolio che fa da sfondo alla sua voce. È un bel suono, non sa di insicurezza: deve avere altre origini. Insieme a questo, porto con me la sua energia, il suo entusiasmo e la chiara impressione che di lei ci si possa fidare. E per come la vedo io, è un’amichevole esploratrice. Ho lasciato il mio paese preferendo il collegio perché sento il bisogno costante di vedere cosa mi circonda. Stare negli stessi posti mi deprime.

7 Settembre | 250

365strangers | Settembre 2015 24

Lei è Marta. La noto di profilo all’interno di un negozio, non capisco se è la commessa o una cliente. Dopo alcuni minuti la incontro di nuovo, stavolta spinge il passeggino in compagnia del compagno. Sono a Ovada. In queste zone dell’alessandrino rimango spesso colpito dall’allegria e dall’ironia con cui le persone si salutano. Sembrano tutti amici, felici di condividere il luogo di residenza, complici nella quotidianità. Sa di comunità. È così che vengo accolto da loro, ed è così che mi dice di sì. Mi racconta di aver lavorato come commessa presso l’outlet di Serravalle, prima di essere diventata mamma qualche mese fa: poi è arrivata lei…e vale ogni cosa, vale ogni scelta fatta in funzione di lei. E invece tuo marito cosa fa? Non è ancora mio marito…anche se una specie di richiesta me l’ha fatta. Lo dice così, alzando il tono di voce per far sì che anche lui senta, con tanta felicità e un tono di imbarazzo che le colora il volto.

6 Settembre | 249

365strangers | Settembre 2015 25

Lei è Elise. La noto mentre passeggia in Via Garibaldi con il proprio compagno. È Domenica, sento la mancanza della mia compagna e decido di respirare un po’ di aria di coppia. Lui mi dice di no, ma io voglio fotografare lei. Che mi sorride e mi dice di sì. Gestiamo a Parigi appartamenti destinati a persone povere. Mi colpisce il suo elegante volto dai tratti dell’est, ha un portamento professionale e equilibrato. Ed è la parte di sé con cui decide di presentarsi. Sullo sfondo di ciò per tutto l’incontro sento sulla mia pelle lo sguardo infastidito del compagno. L’impressione è che quel no iniziale sia ancora presente, mi sento indesiderato, almeno da parte sua. In altri tempi mi avrebbe messo molto in difficoltà. Oggi chiedo semplicemente scusa. Glielo faccio notare gentilmente cercando un sorriso che non arriva. Peccato. Se ne accorge anche lei nonostante mi dica no problem. Un veloce ingresso da terzo incomodo. Ma magari aveva solo fame.

5 Settembre | 248

365strangers | Settembre 2015 26

Lei è Isabella. Quando scelgo senza sapere il perché si spalancano incontri particolari. La noto mentre attraversa via Garibaldi, mi colpiscono i suoi colori chiari e per niente trasparenti. Osservandola mi accorgo che riflette tutta la luce che in quel momento la colpisce. Accetta, ma ha pochi minuti. In realtà diventeranno molti di più. Sono finita a fare l’unico lavoro che non volevo fare. Contabilità. Ma ho una seconda vita. Noto subito l’eccitazione e la soddisfazione che accompagnano questa condivisione, sono curioso e affascinato dal tempo che si prende prima di svelarsi. Sembra stia valutando bene come aprirsi. E sono lì in attesa, col sorriso sulle labbra. Sono una angel life coach. Lavoro con gli angeli. Intuisco, ma le chiedo di approfondire raccontandole anche che da qualche giorno sono un po’ preoccupato. Nel mio passato c’è un momento buio, ma mi sono salvata grazie a questa possibilità. E ho deciso di offrire agli altri ciò che ho visto io. Così mi sono formata e ora sostengo persone in difficoltà anche attraverso il supporto degli angeli che ognuno di noi ha intorno a sé. Prima di lasciarla andare le chiedo cosa significhi lavorare con gli angeli, e la sua risposta è semplice ed esaustiva: significa lavorare nell’amore. La saluto, e mentre si allontana mi regala ancora un pezzo di sé: fai gli esami clinici, e in più, se ti va, in un momento di meditazione chiama l’Arcangelo Raffaele, o la luce verde smeraldo. Chiedigli ciò di cui hai bisogno per affrontare questo periodo. Oggi uscendo speravo di incontrare un medico. Incontro lei, angelica nei colori e nell’energia. Bene così.

4 Settembre | 247

365strangers | Settembre 2015 27

Lui è Antonio. Lo noto mentre rincorre e blocca un ladro. Credo fosse un tossico, avrà dovuto comprarsi la dose. Ma non credere che io sia un angelo. Ci sono passato, sono stato in galera due volte per 10 grammi d’erba. L’adrenalina è ancora forte, cammina velocemente e la sua voce rimbomba tra le pareti dei vicoli in zona quadrilatero romano. Stava andando nello studio dell’avvocato presso cui fa praticantato. Faccio anche l’educatore però. E questo mi ha insegnato tantissimo. Mi racconta di alcune difficoltà riscontrate con un ragazzo che comunicava solo attraverso la tastiera, e che poi è successo qualcosa. C’è un prima e un dopo, come sempre. Un giorno non sapevo proprio più cosa fare, come entrare in contatto con lui. Ho deciso di stargli vicino senza dire nulla. Aspettavo…aspettavo…ed è successo. Da quel momento tutto è cambiato. Si è alzato venendomi incontro fino ad abbracciarmi. Me lo dice e gli si rompe la voce. Commosso mi mostra la pelle d’oca sul braccio, e ci troviamo a ridere divertiti dalla commozione che ci sta unendo. Mio nonno mi diceva sempre: sei bello e triste.

3 Settembre | 246

365strangers | Settembre 2015 28

Lui è Simone. Di nuovo Genova, di nuovo San Lorenzo. Mi colpisce lo stile, morbido e accogliente con cui percorre una delle tante salite dei caruggi. Stava andando all’acquario, dove lavora con pinguini, lamantini e foche. Mi ha sempre affascinato quel mondo, il contatto con gli animali. Non addestriamo mammiferi per fare salti o acrobazie. A mio parere sono ridicoli. Li aiutiamo ad abituarsi alle visite mediche obbligatorie. In questo modo riduciamo al minimo esperienze traumatiche. Quando vedi che non oppongono resistenza e quindi attraverso un check up gli salvi la vita…ecco…questo è immenso e gratificante. Gli chiedo quando ha iniziato, e mi risponde partendo da distante: ho sempre lavorato con i bambini. Per me mammiferi e bambini sono simili: ci sono giorni sì e giorni no. In ogni caso loro lo percepiscono immediatamente. Magiche e indispensabili connessioni che la scienza chiama empatia. Appoggiandomi su queste, rimango coinvolto dal suo amore per Genova e per il lavoro che fa. Lo sento mentre si racconta, mentre con passo rilassato e danzante si dirige verso le sue vasche. Mi domando: chissà che bello dev’essere. E mi prende un po’ di sconforto.

2 Settembre | 245

365strangers | Settembre 2015 29

Lui è Luca. Fa il postino e ha due braccialetti: su uno c’è scritto Brussels, sull’altro senza lavoro non c’è futuro. Sono regali dei suoi genitori. Mentre passeggiamo sotto i portici di via Paleopaca a Savona, è forte il senso del dovere che trapela fra le sue parole. Mi alzo tutte le mattine all 04:50, prendo il treno che mi porta a Mondovì e alle 16:30 torno indietro. Ho 22 anni, non posso permettermi di essere stanco. Mi colpisce la serietà con cui si racconta, in un attimo mi ritrovo a pensare a chissà quale traiettoria l’abbia portato sin qui. Una donna molto saggia alcuni giorni fa mi ha detto che le strade per arrivare alle persone sono infinite. E così torno al braccialetto: è quella la chiave per comprendere parte di quella sensazione iniziale. Mio papà è un dipendente della Tirreno Power, ormai in cassa integrazione. Non è proprio un bel periodo questo, forse anche per questo ho deciso di lasciare l’università e iniziare a lavorare. Mentre me lo dice lo immagino insieme con la sua famiglia intorno al tavolo, uniti alla ricerca della forza e del sostegno per affrontare insieme una sfida difficile. Sembra esserselo trascinato dietro quel ricordo, riaffiora tra un battito di ciglia e l’altro. Me ne vado e ho in testa questa frase: rimboccarsi le maniche. In qualche modo credo lo sappia fare bene.

1 Settembre | 244

365strangers | Settembre 2015 30

Lei e Sara. La noto di profilo, mentre scruta attenta tra gli scaffali della libreria. Sarà un incontro breve ma vibrante. Porta con sé un’intensa, magnetica e oscura energia: la indossa con fascino, così come il tubino nero. Alla fine sceglie il libro Introduzione alla Psicanalisi. E io scelgo lei, che per come la vedo è un breve trattato di oscurità e luce. Lavorava come cameriera, ora è incinta. Con lei, mi rendo conto di non respirare. È stato così mentre le raccontavo del progetto, è così mentre la saluto per andare via. Ripensandoci, sono stato un po’ come quando si entra in una stanza buia ma familiare. Senti che intorno a te ci sono molte cose ma non le riesci a vedere. Ne percepisci i contorni, la trama, i confini e in qualche modo ti basta quello. Anche al buio ci si può orientare. Il fascino magnetico del l’oscurità.

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