30 Novembre | 334

365strangers|Novembre 2015 1

Lui è Michele. Lo noto seduto al tavolo insieme ad altri ragazzi. Sembrano attivi in ambito artistico. Mi avvicino e scopro che sono una compagnia teatrale e che lui è il tecnico delle luci. Dopo aver compreso il progetto mi confida che il 2015 è stato un anno significativo anche per lui. È stato un anno difficile, mi sono confrontato per la prima volta con la parte dolorosa dell’amore e con la morte. Ne sto uscendo, sto tornando nella mia confortevole bolla di noia. Coinvolto nel fluire delle sue parole sento un’energia piacevolmente soporifera. Per me è così. C’è una sfumatura della noia che scandisce le mie giornate. E per come ne parla, sembra gli fornisca anche protezione. Si interrompe solo un attimo, facendomi notare che molte finestre intorno a noi sono chiuse. Un po’ come le persone.

29 Novembre | 333

365strangers|Novembre 2015 2

Lui è Fabio. Oggi sono molto stanco. Cerco un viso familiare, una chiacchierata amichevole. E noto lui. È siciliano ma vive a Milano, dove studia marketing internazionale, che non so cosa sia. Inizialmente sento un po’ di diffidenza, passeggiamo tra più silenzi del solito: li riempio di domande, ma serve a poco.  Poi, pochi istanti prima della foto, scopro che fa il ballerino e che non essendosi potuto lavare dopo la performance della sera prima si sentiva un po’ a disagio. Non hai un cattivo odore. Glielo dico introducendo un ironico dialogo surreale che ci fa sorridere. Bene così.

28 Novembre | 332

365strangers|Novembre 2015 3

Lui è Juan. Mi colpisce mentre passeggia con altre due persone. È lui che decide dove andare. Gli altri semplicemente lo seguono. Decido di incontrarli così, rimandandogli quello che ho notato e mi dicono sorridendo che è così. Me lo dice soprattutto lui, con una dolcezza e delicatezza che scegliendolo avevo del tutto perso di vista. Credevo fosse arrabbiato, andare oltre alla prima impressione mi ricorda che quell’emozione in realtà era mia, apparteneva ad un altro ambiente e ad un’altra persona. La sua energia me l’ha ricordato. Così scopro che fa il coreografo e l’Art Director per artisti di fama internazionale, Pitbull fra tutti. Ora vive a Torino con la moglie. Ha il ritmo nel sangue e mi accoglie con un lento e accogliente modo di parlare. Chissà quando balla. Lo saluto e mi rimane una parola: godersela. 

27 Novembre | 331

365strangers|Novembre 2015 4

Lei è Cristina. Vive a Otranto ma lo stile sa di nord. Finisco là nella luce chiara di una giornata passata tra quelle mura qualche tempo fa. Mi colpiscono i suoi occhi, grandi e distanti. Studia Filosofia. Le chiedo cosa la filosofia le abbia dato di buono da applicare alla vita di tutti i giorni e mi risponde lo spirito critico. Credo che le persone siano un po’ come il pensiero di alcuni Autori, per comprenderle è necessario applicare un ragionamento critico. Me lo dice mentre beviamo un caffè, indossando un cappellino color senape. Lo toglie poco prima della foto e mi sorprendo nello scoprire un volto molto più giovane di quello che avevo intravisto fino a poco prima.

26 Novembre | 330

365strangers|Novembre 2015 5

Lui è Luca. Ti dico di sì perché incontrare sconosciuti per strada è qualcosa che faccio anche io. Dirige un’azienda che organizza eventi e studia Scienze della Comunicazione. Dopo poco mi chiede quale approccio utilizzi, cosa spinga le persone a dirmi di si. Preferisco lasciare rispondere a lui, dicendogli di recuperare la ragione per cui lui stesso poco fa ha accettato. E mi risponde citando quella che per me è l’essenza del progetto: perché ho riconosciuto in te me stesso. Lo sconosciuto è molto più familiare, basta guardarlo. L’ho detto spesso quest’anno, l’ha detto lui poco fa.

25 Novembre | 329

365strangers|Novembre 2015 6

Lei è Maria. La noto tra gli scogli. Accetta e mi porge un mandarino. Che fai di bello? Fluisco. La mia vita è un fluire di momenti. Mi basta il tempo tra un’onda e l’altra per sentire ciò di cui parla. Così passeggiamo in riva al mare, cerchiamo il suo cane che nel frattempo si è perso. Non appena ritrova Maria, le corre incontro felice. Mi sento pieno e presente, tanto da scoprire giochi di colori e ombre che non avevo mai notato prima. Hic et nunc. Qui ed ora. È questo il modo per essere sereni. La gente pensa al passato e al futuro. È per questo che il mondo va male. Peccato che la vita sia ora. Solo ora. È un vivere in contatto con il presente, seguendo il fluire delle sensazioni. L’abbiamo fatto, mezz’ora in quell’energia. Mi porto via un sorriso stampato sulle labbra, freschezza, sabbia sulle scarpe e il freddo sotto le piante dei piedi. Freddo perché ad un certo punto, durante gli scatti, ci è venuta voglia di continuare l’incontro a piedi nudi. Sconosciuti, scalzi sull’asfalto, l’uno di fronte all’altro. Scrivo e ne sento il sapore. Sa di vita e di umanità.

24 Novembre | 328

365strangers|Novembre 2015 7

Lei è Lucilla. Nata all’alba. Mi colpisce mentre canta, ha una voce calda e accogliente. Decido di proseguire, non voglio interromperla. Sono ormai distante ma continuo a pensare alla sua voce e a quella canzone. Torno indietro. Si è appena laureata e sono di nuovo felice, libera da una settimana. Ho ripreso a leggere, finalmente, e a cantare. Mentre me lo dice la sensazione è che lì, di fronte a me, sia nuovamente Lucilla. Cantava Che vita di merda e lo faceva con assoluta leggerezza e ironia. La vita spesso è così, forse il segreto è riderci su.

23 Novembre | 327

365strangers|Novembre 2015 8

Lui è Gian Luigi. Giornata fredda e ventosa. Avevo dimenticato di quanto il freddo fosse nemico del progetto. Poi incontro lui. Camminata veloce, mani in tasca e corpo contratto, quasi a formare uno scudo. Per fortuna solo contro il freddo. Scopro che sta finendo il liceo classico e che probabilmente si iscriverà a Medicina. Non ho incontrato medici per strada, ma è il secondo ragazzo che probabilmente intraprenderà questo percorso. Qualcosa vorrà dire. A causa del lavoro dei miei mi sono trasferito diverse volte. Ho vissuto molti anni a Roma. Mi racconta degli amici che ha lasciato là e nel descriverli, in sottofondo, ascolto sfumature di un accento romanesco.

22 Novembre | 326

365strangers|Novembre 2015 9

Lui è Davide. Passeggia sul lungomare, centrale rispetto alla strada asfaltata. O meglio, centrale rispetto a tutto il resto. In quel momento esiste solo lui, diverso e di passaggio. Glielo dico, in un attimo diversità diventa sinonimo di solitudine. Ti confido che un po’ di solitudine mi accompagna sempre…è strano dirlo ma credo che alla fine un po’ il male mi faccia bene. Non lo trovo strano, ho usato parole simili alcuni giorni fa. Ho passato un periodo difficile da ragazzino, ero un po’ più grasso degli altri, mi sentivo solo. La libertà con cui si esprime oggi sa di rivincita. Sento vicinanza, mi riconosco in molti dei suoi momenti. Anche se indosso questo stile non significa che io ricerchi attenzione. È che mi piace, questo sono io. Finalmente. Prima di salutarlo mi sorprende un’impressione particolare: appare incontaminato. Era chiaro per me mentre dal centro della strada passeggiava con le mani in tasca e con le cuffie alle orecchie e lo è ancora di più durante gli scatti: lo fotografo e mi sento a disagio. Provavo dispiacere, quasi volessi proteggerlo, quasi volessi mantenerlo nella solitudine che lo descrive. Non volevo attirare l’attenzione su di lui. Ma era impossibile non notarlo.

21 Novembre | 325

365strangers|Novembre 2015 10

Lei è Manuela. Vive a Torino, l’accento con cui si presenta è familiare e sa di buono. So che non è finita con quella città. Scopro che ama la natura, che ha due occhi penetranti, che lavora in un supermercato e che fotografa paesaggi. Ha un volto da attrice, vero? Me lo dice il compagno, altissimo e molleggiato. Vero. Rimango subito coinvolto dalla libertà con cui si accompagnano. Quando glielo faccio notare si scambiano un’occhiata complice; si sono detti qualcosa, ne sono sicuro. Le chiedo come ci riescano, lei mi dice poco e tanto: amore. Insisto e scopro che nonostante siano insieme da alcuni anni hanno deciso di non convivere, liberi di scegliere di amarsi a modo proprio, finché la convivenza non sarà una necessità. Trasportano un’energia piacevole e familiare, nel silenzio sembrano lontani fino a quando per un istante lei si avvicina e sfiora con il proprio mento la guancia di lui. Qualcosa simile a fusa, qualcosa che sa di casa.

20 Novembre | 324

365strangers|Novembre 2015 11

Lui è Mauro. Lo noto per strada, è insieme ad altre 4 persone vestite di grigio. Sono croceristi diretti a Marsiglia. Lui è rosso e blu. Gli propongo di fare un tour della Savona che conosco io. Accetta, e mentre passeggiamo gli racconto delle “fette”, piatto tipico della zona, della farinata e delle vie che preferisco. Per me è un’occasione per sentire di più questa città, che in qualche modo quest’anno mi ha accompagnato e ospitato giorno dopo giorno. Ormai i volti intorno a me sono sempre più familiari. La piacevole sensazione è un senso di radicamento più concreto rispetto a 323 incontri fa. Al di là di questo, scopro che ha lasciato a casa moglie e due figli, che lavora in un sindacato di agricoltori e che ha deciso da poco di mettersi l’apparecchio per i denti. E adesso come lo racconto quello mi è appena capitato? Me lo dice mentre sorridendo, sorpreso e divertito si allontana. Lo saluto, torno a casa sereno per averlo visto andare via felice. 

19 Novembre | 323

365strangers|Novembre 2015 12

Lui è Luca. Ha un cappotto lungo quasi fino ai piedi. E una clessidra tatuata sul profilo di un dito. L’ho fatto quando ho lasciato il lavoro e ho deciso di trasferirmi a Milano. Ora scrivo per Yahoo e studio editoria e moda. Non è stato semplice, il tempo passava, passava, ero bloccato e non riuscivo a mollare. Poi ho capito che a 24 anni non aveva senso vivere come vivevo. Non era il mio binario. Come hai trovato la forza? Sorridendo mi dice …beh, è un po’ strano. Un giorno mentre ero a lavoro mi è caduto un braccialetto. Si è staccato ed è finito per terra. L’ho preso come un segno, è lì che ho deciso di dimettermi. Non lo trovo strano, sembra un pezzo di te che si stacca, segno del tempo che scorre. Un po’ come una clessidra. È un vissuto che conosco, ogni volta che rinunci a te stesso è un pezzo di te che se ne va. Non basta sentirlo, a volte è necessario un evento all’apparenza fortuito, come un braccialetto che si spezza per fartelo davvero notare. Passiamo insieme alcuni minuti, non c’è traccia in lui di frustrazione. Si sente da come cammina; un attimo prima che lo fermassi ha anche ballato, in contatto con la musica delle sue cuffie. Non credo se ne fosse accorto. Balli se sei felice. 

18 Novembre | 322

365strangers|Novembre 2015 13

Lei è Iolanda. Oggi cerco un volto over 40. E incontro lei. Mentre racconto del progetto noto subito il suo interesse, prima di riuscire a concludere mi chiede …perché lo fai? Potrei parlarne per ore ma seleziono quelle che oggi sento di più. Credo che nelle relazioni si possa crescere. L’hanno scorso ho deciso di vivere un anno in relazione, una volta al giorno. E vedere cosa mi sarebbe accaduto. E perché mi parli di solitudine? Perché è qualcosa che conosco. Ora tocca a lei però. Così scopro che è uno storico dell’Arte, che vive a Milano e che presto si trasferirà a Monaco di Baviera per seguire il marito. Con lei contatto una strana sensazione di attesa, come qualcosa che deve avvenire, ma che stenta ad arrivare. Sensazione da…ci sono ma non del tutto, voglio capire prima di sentire. E mentre è con me non smette di tenere d’occhio la figlia, su una giostra poco più in là. Sento che l’incontro sta finendo, prima di salutarla seguo una curiosità relativa ad una frase detta da lei poco prima. Quando un movimento, un’espressione può essere definita Arte? Quando nasce dal bisogno di fare. E di essere, aggiungo io. Me lo dice così, guardandomi negli occhi, rafforzando le parole affidandosi al gesto della mano destra che sfiorandosi la pancia si dirige aprendosi verso di me. Dalla pancia all’ambiente. Dalla pancia verso di me. È in quella sensazione che sento di incontrarla, per me è sufficiente. Non c’è più niente da capire. Foto.

17 Novembre | 321

365strangers|Novembre 2015 14

Lui è Manuel. Le ferite sono le finestre attraverso le quali passa la luce. È una citazione del suo maestro. Sono un attore, lo sono da quando ero un ragazzino. Me lo dice poco dopo avermi chiesto se mi sentissi a mio agio con lui. Lo sono. Ritorno all’inizio, alla citazione, vera nella recitazione, vera nella vita. Non gli ho chiesto quale fosse la ferita più in superficie e quindi la sua fonte di luce. Ci concentriamo sull’incontro fra terapia e teatro. Riprendo la sua citazione, e gli rimando qualcosa di simile, osservato però da un altro punto di vista: qualcuno mi ha detto che le ferite sono il terreno su cui si sviluppano i talenti. Non è la prima volta che incontro questo tema, ma è la prima volta nel terreno artistico della recitazione. Lo trovo affascinante. Mi allontano ripensando al lavoro dell’attore come opera esperienziale. Maggiore è la consapevolezza, maggiore è la libertà di espressione. Libero anche da te stesso. Somiglia un po’ a quello che spesso accade nella vita. Torno a casa, il cielo è nuvoloso tranne che in un punto, dove passa il sole. Succede sempre ma oggi lo noto di più.

16 Novembre | 320

365strangers|Novembre 2015 15

Lui è Hany. Da alcuni giorni mentre cerco stranger sto pensando a Parigi. E con tutto ciò che ne consegue. Poi, calato nella realtà dell’incontro, quel sanguinoso terrore finisce sullo sfondo. Oggi rimane in figura, di fronte a me, ho bisogno di fare qualcosa e non lo allontanerò. Ho deciso di passeggiare nella zona del centro culturale islamico della città. Parcheggio e noto lui. Mi avvicino, gli spiego del progetto e accetta subito. Sono un Imam, il prete dei mussulmani. Posso anche insegnare la Religione agli allievi che vogliono intraprendere questo percorso. Me lo dice mentre ci dirigiamo verso l’interno della Moschea. Condivido la mia rabbia, il fatto che io sia lì per fare un po’ di chiarezza, in contatto con la voglia di contrastare un senso di impotenza che mi accompagna da venerdì. Tempo fa non l’avrei fatto, la cosa mi piace. Così gli chiedo che cosa sia per lui l’Isis, l’Islam, cosa significhi essere musulmano in questi giorni. E lì, seduto di fronte a me, inizia a raccontarmi storie del Corano, più di una, partendo da qui: il primo insegnamento, la base di tutto l’Islam è questa: non uccidere bambini, non uccidere donne, non uccidere uomini, non bruciare case, non bruciare alberi. Me lo racconta pieno di sconforto, il suo sguardo fisso nei miei occhi sfuma i gesti in una parola: disarmato. È così che appare, carico di parole ma disarmato e sconfortato. Il nostro profeta ci ha insegnato a non reagire con violenzaIsis non è Islam. Il profeta ha sempre agito attraverso il dialogo. Ci salutiamo, ho seguito un bisogno e sto meglio. In qualche modo questo incontro mi ha permesso di stare un po’ più attivamente in questa vicenda. E per ora mi va bene così. 

15 Novembre | 319

365strangers|Novembre 2015 16

Lei è Marika. Accento sulla prima a. È oscura nell’abbigliamento, ma a differenza di molte altre persone con il suo stile l’energia che la circonda è frizzante e luminosa. Suona la viola, a breve inizierà il conservatorio. Se dovessi ascoltare qualcosa che sa di te cosa mi consiglieresti? Eppur si muove. Ha grinta, alcuni momenti sono grezzi, altri armonici e puri. Mi colpisce il suo modo muoversi, appare orgogliosa, petto all’infuori, spalle rigide e viso all’insù. Se ci provo io, fatico a respirare. Lei sembra farlo con disinvoltura ed eleganza. Anche da vicino rimango in contatto con la sensazione iniziale: c’è luce intorno a lei, intorno a quel buio. Come se avesse deciso di affidarsi alla luce senza rinunciare all’oscurità. Non si tratta di penombra, ma di un’insolita co-presenza. Mi fa piacere che lo noti. É vero, soprattutto in questo momento della mia vita. Questa frase ha significato, è importante e di valore per me. Prima di salutarmi si prende il tempo di dirmi …mi piace il tuo andare controcorrente. E per un attimo mi commuove, un po’ per il significato che ha, un po’ perché in poche parole racchiude ciò che sto vivendo quest’anno per strada. Nel mezzo di una via, alzo la testa e cammino, generalmente in direzione opposta rispetto alle centinaia, forse migliaia di volti che uno dopo l’altro incrociano il mio percorso. Che oggi, più di sempre, è davvero il mio percorso. Ecco la commozione. Ci siamo detti tante cose, nella sua sinfonia ho dimenticato di chiederle dove la stia trascinando per ora la sua corrente. La musica sta finendo, mi allontano ascoltando la canzone che mi ha appena consigliato. Sa di lei, è vero. E forse una risposta ce l’ho, vicino a lei la sensazione era che in qualche modo avesse già intuito dove la porterà il suo andare. Musica e sinfonia. 

14 Novembre | 318

365strangers|Novembre 2015 17

Lei è Cecilia. Parigi, ho in mente soprattutto Parigi. Passeggio per strada in contatto con l’inquietudine di ciò che è accaduto a pochi km da qui. Ma non c’è distanza in questo. Insieme al dolore c’è il fastidio per non poter fare nulla. La noto mentre dal mare si dirige verso un gruppo di amici. Cammina, ma sembra stia cavalcando qualcosa. “Cosa” non lo so. Sotto il braccio trascina una tavola da surf. Accetta e in un attimo finiamo nel suo elemento: l’acqua. È lì che sento di essere davvero me stessa. In che senso? Mi sento libera. Libertà e autenticità, acqua salata che asciuga tutto ciò che non serve. …e la vivo in più aspetti. Ci sono nata, i miei hanno uno stabilimento balneare, ho imparato a nuotare molto presto. Poi ho iniziato a fare immersioni e adesso surf. Passeggiamo sul lungo mare, in contatto con il suono delle onde e della sua cavalcata, forte e decisa. Tacco-punta-tacco-punta. La sensazione è che non abbia smesso un secondo di surfare. Era libera ed autentica. Le chiedo in quale modo viva ognuna delle sue esperienze acquatiche e mi confida che…L’immersione è relax assoluto, sono lì sotto, l’impressione è quella di vivere in un’altra dimensione; nuotare invece mi purifica, elimina lo stress; surfare mi permette di sentire la forza del mare. La sento in ogni parte di me. Studia scienze motorie all’Università. Rimango agganciato a ciò che provo nel sentirla raccontarsi. Così ci torno, deciso a confidarle ciò che mi arriva senza ambiguità: l’impressione è che il suo rapporto con l’acqua sia davvero significativo per il suo state nel mondo: le fornisce terreno. E mi sorprende il paradosso: acqua che fornisce terreno. Pur essendo un elemento etereo, che risucchia e accoglie, la sensazione è che  il mare le dia quella sicurezza stabile e matura con la quale può entrare in contatto con il mondo e con me in quel momento. Glielo dico, sorride e in qualche modo mi fa capire che è così. Lo trovo poetico, un’eterea e bagnata potenza.

13 Novembre | 317

365strangers|Novembre 2015 18

Lui è Federico. Sono al campus universitario, lo noto fumare una sigaretta appoggiato ad una parete. La cosa mi interessa ma spostiamoci da qui, per ora ho sentito solo la tua voce controluce. Una silhouette, niente di più. Ci dirigiamo verso la sede della web-radio universitaria. Così scopro che ha vinto da poco il contest come miglior voce delle radio universitarie. È stato un testa a testa; ero lì, di fronte alla giuria, pieno di adrenalina. Mi sono detto: ne ho fatti fuori 40, ultimo sforzo, è quello che vuoi fare nella vita, vai e prendi tutto. Ed è partito il disco-to-disco. Mi risponde così quando gli chiedo come abbia affrontato la prova finale. Ed è soprattutto questo che mi porto via. Insieme alla sua musicalità, al fatto che mentre parlava di sé non stesse fermo un attimo. È stato un tuffo in un livello di energia diverso dal mio, con lui ho respirato musicalità e frenesia, per tornare rivitalizzato.

12 Novembre | 316

365strangers|Novembre 2015 19

Lei è Vanessa. Secondo giorno di riprese. Tosta questa eh? È il feedback di Marco, film maker che cura le riprese. La noto sul lungo mare, ha i colori del sole che tramonta. Gioca con la figlia e non sembra italiana. Accetta, ma precisa che avremmo dovuto iniziare una volta ottenuto il suo sì. Quella reazione mi coglie di sorpresa, così decido di dirle semplicemente hai ragione, ma la formalità avrebbe compromesso l’autenticità dell’incontro. Sento davvero quelle parole, mentre le pronuncio, vedo il suo volto ammorbidirsi, segno di una diffidenza che cala, di ossigeno che torna a rassicurare. È vero qui ed è vero sempre: questo mi riporta a tutte le volte che il pensare a come fare una cosa interrompe la spontaneità di un movimento unico e irripetibile. Così nel rischio cogliamo la sua espressione, vera e sorpresa. E un primo incontro non è replicabile, anche se lei ironicamente ne mima una possibilità. In questa sorpresa mi accorgo subito del forte accento, le parole sembrano incastrarsi l’una nell’altra come fossero pesanti ingranaggi, le consonanti sono dure e marcate. Continuo a sbatterci contro, sento di aver superato la difficoltà iniziale, ma sento ancora il dispiacere di aver deciso di violare la sua privacy prima ancora che mi dicesse di sì. Così il nostro incontrarci avviene da un po’ più lontano del solito, sono lì a pochi passi da lei, ma sento di non volermi avvicinare troppo. Non prendo e non chiedo il permesso. Nonostante questo scopro che fa l’educatrice per una cooperativa della zona e che il momento non è dei migliori. Sorride ma mantiene le distanze. La saluto e mi trovo a pensare che ci siamo incontrati in una zona di confine, non troppo vicina ma neppure troppo lontana. In equilibrio su questa fune, rimango in contatto con il forte suono delle sue consonanti e con il mio stomaco, un po’ più costretto e contorto del solito. Più mi allontano più torno a sentire.

11 Novembre | 315

365strangers|Novembre 2015 20

Lei è Sara. La noto mentre abbraccia e bacia il compagno. È un bacio intenso e forte, di quelli che escludono tutto il resto del mondo. Ha gli occhi chiusi, non socchiusi, proprio chiusi, strizzati. Chiudersi per sentire di più: è strano. In qualche modo dev’essere un chiudere gli occhi per concedere alle labbra, al tatto, l’energia che di solito è intensa nel vedere. È un modo per sentire di più. Vi avrei fotografati, ma avrei interrotto la purezza del momento. Non credo, non ti avremmo mai notato. Me lo dicono così, sorridendo imbarazzati e felici. Incontro lei, ma come altre volte anche il suo compagno. Stanno insieme da tre mesi. E li vedo lì, all’inizio del percorso di una storia d’amore: le prime giornate insieme, la prima vacanza, i primi sguardi, scoprirsi nell’intimità. Identificato in questo è un regalo incontrarli. E sento una leggera nostalgia per quei momenti, vividi sulla mia pelle. All’inizio di qualcosa che per definizione non tornerà mai più. Come ogni cosa. Ma parte integrante di ciò che rende infinita una relazione d’amore. Prima di andare via, mi chiedono com’è la convivenza? Gli rispondo così, con ciò con cui sono in contatto in questo momento della mia vita di coppia. Uno degli aspetti più preziosi, per quello che ne so, per quello che è stato, è incontrarsi e sostenersi anche nei momenti di difficoltà. Che arrivano sempre. Crescere insieme. È come camminare mano nella mano. E nel rispetto sostenersi. Me ne vado in contatto con tutto questo. Torno a casa.

10 Novembre | 314

365strangers|Novembre 2015 21

Lei è Franca. Incrocio il suo sguardo pieno e intenso di un blu che a volte si fa grigio, come l’acqua di un torrente. È così che mi sono sentito con lei: trasportato su un fiume in piena. …ti ho detto di sì perché mi piace sostenere le iniziative dei giovani. E credo di avere fatto questo anche con i miei figli. Sai, un tempo le buone fanciulle dovevano fare quello che volevano i genitori. Non è stato facile uscire da quei meccanismi, ma mi ha permesso di crescere liberi i miei figli. Me ne vado ripensando a una frase che mi ha detto. Non ho bisogno di ascoltare le persone per capirle. Con lei ho parlato pochissimo e le poche parole che sono riuscito ad inserire si sono confuse tra il blu e il grigio del suo torrente pieno di energia e trasporto. Ma mi ha sentito. Di questo sono sicuro. …non credo molto al potere delle parole. Per come sono fatta, è sufficiente osservare una persona per capire chi ho di fronte.

9 Novembre | 313

365strangers|Novembre 2015 22

Lui è Piero. Primo giorno di riprese. Con me c’è Marco, film maker e stranger di settembre. Documenterà alcuni incontri per il video promozionale del progetto. Sono carico e curioso, sentirò di sicuro la sua presenza ma non prevedo l’effetto che mi farà. Siamo appena scesi dall’auto quando incrocio lo sguardo di un ragazzo, esile ed eccentrico. Ma non abbiamo ancora iniziato con le riprese. Lo ritrovo dopo dieci minuti, tra i banchi del mercato. Accetta subito. Sì all’incontro, sì alle riprese. …faccio il fotografo, a Torino. Mi vedi vestito così, con queste scarpe particolari…mi fa piacere che tu mi abbia notato, sono estroverso, mi piace comunicare. Spesso per esprimere se stessi è necessaria una forza particolare, mi incuriosisce la sicurezza con cui si racconta, gli chiedo dove abbia origine la sua forza. Da bambino venivo isolato. Sai…il fatto che fossi peruviano, i capelli rossi, l’accento spagnolo…rimanevo solo. Poi crescendo ho trovato la forza di diventare quello che sentivo, smettendo di cercare di essere quello che gli altri avrebbero voluto fare di me. E quindi? …Credo che la mia forza arrivi dai miei genitori. Mi hanno sempre sostenuto nelle scelte che ho fatto. Guardandolo mi accorgo in atteggiamenti delicati e rassicuranti, come se mi trovassi di fronte ad un ragazzo molto più giovane di me, quando invece si apre a me riconosco il nostro essere coetanei. Glielo rimando e un po’ come se mi stesse raccontando un’abilità professionale mi dice …so plasmare il mio carattere in base all’interlocutore. Dipende molto da chi incontro. Chi hai di fronte ora? La persona che vorrei essere io in una vita alternativa. Ci incontriamo così, con occhi sinceri, salutandoci con un abbraccio. …nelle foto mi piace scoprire cosa c’è dietro agli occhi che incontro, dietro a quello sguardo, che storia c’è dietro a quegli occhi tristi. Dice quegli, guardando nello spazio apparentemente vuoto tra me e la folla. Lo indica con così tanto trasporto da riempirlo. Sono lì quegli occhi, tra noi.

8 Novembre | 312

365strangers|Novembre 2015 23

Lui è Eric. Lo noto in una zona di pieno sole nel centro di Torino. Nella luce è sovraesposto, tanto da sparire per un attimo nel bianco dei suoi colori. Accetta, così scopro che fa il fotografo a Milano. Mi colpisce il suo modo di parlare, …è vero, strascico le parole. Ma per me è qualcosa di diverso, durante la conversazione sembra intento in un processo mentale di ordine, selezione e scelta delle parole migliori, quelle che più di altre trasmettono ciò che vuole esprimere in quel momento specifico. Vista così, somiglia ad una parte del lavoro del fotografo, che tra i diversi scatti sceglie i migliori, quelli più adatti ad esprimere ciò che vuole comunicare. …è importante per me questo tipo di selezione, lo faccio per sopravvivere: i miei pensieri sono molto più confusi. Lo sa fare benissimo. Ne escono discorsi chiari puliti e in qualche modo freschi. Un po’ come i sui colori e le sue foto.

7 Novembre | 311

365strangers|Novembre 2015 24

Lei è Alice. È la scelta difficile. Giornata di formazione, tema del giorno sessualità e dipendenza. Esercitazione proposta dal conduttore: scegliere il compagno con cui sarebbe difficile incontrarsi sul tema della sessualità. E scelgo lei, che oltre a condividere l’esperienza accetta di far parte del progetto. Si tratta di guardare o non guardare. Oggi guardo. Da vicino noto i suoi occhi grandi e i due orologi, uno a ciondolo, che segna il tempo come vuole lui e l’altro al polso, ormai scarico. Mi piace pensare che siano stati loro a dettare i tempi del nostro incontrarci. A volte, in un gesto all’apparenza casuale e sensuale sposta i capelli di lato, raccogliendoli dal profilo destro del volto verso quello sinistro, mostrando un po’ di più il collo. O coprendolo un po’ di più, questione di prospettive. È un gioco tra scoprire e coprire…è in questo terreno che ci incontriamo. Sta per laurearsi in Psicologia, è friulana e dopo tre anni di convivenza è tornata a vivere da sola, senza però interrompere la relazione. Una volta ero in difficoltà su una scelta…temevo potesse essere troppo tardi per prendere una decisione…così mi sono confrontata con una persona, che mi ha detto: non essere impaziente, quando sarà davvero troppo tardi incontrerai per la strada un coniglio bianco. E la cosa incredibile è che dopo un po’ di tempo, a distanza di pochi giorni, ne ho visti due. Me lo dice così, per strada, passeggiando in compagnia dello sguardo furtivo di un coniglio attento a non farsi scovare. Incontro pulito, intenso e confrontante. Siamo stati la scelta difficile, vissuta nel fragile e scomodo incontro fra tempo e sessualità, dimensioni legate per natura, a volte nemiche ma inevitabilmente compagne. Oggi a distanza di tempo rintraccio il nostro sentire, per certi aspetti sorprendentemente simile. Che ore sono? Ora è tempo di andare, l’orologio si sta fermando: smetto di guardare, come dice lei alcune cose vanno mantenute nell’intimità all’interno della quale sono state vissute.


6 Novembre | 310

365strangers|Novembre 2015 25

Lui è Gabriele. Lo noto in Via Garibaldi. Mi colpisce il suo modo di camminare. Lo si nota nella folla, un po’ più spavaldo degli altri, mani in tasca, sguardo sereno che sembra ammirare ciò che lo circonda. L’impressione è che avrebbe accolto qualunque cosa, se fosse crollato il mondo si sarebbe semplicemente spostato, osservando l’accaduto, per poi riprendere il cammino. Colleghiamo questo atteggiamento a ciò cha sta affrontando in questo periodo Bologna, la città in cui vive e che forse non ha più la stessa forza di reagire di un tempo. Fa il giardiniere ma ha origini lucane. …ho un cognome uguale a una città etrusca della mia regione. Probabilmente il suo volto esprime parte di quel popolo: sotto gli occhiali da sole intravedo un taglio orientale. È a Torino per un weekend di vacanza e ha sentito parlare di una parte della città esoterica e oscura. È una parte che conosco, provo nostalgia nel ricordare il giorno che l’ho scoperta e decido di accompagnarlo dove quel viaggio ha avuto inizio. Ci sono una chiesa, una meridiana e lo zodiaco. 

5 Novembre | 309

365strangers|Novembre 2015 26

Lui è Matteo. Lo noto seduto sul poco spazio lasciato da una vetrina prima di diventare marciapiede. Mi colpisce il suo sguardo dolce, parla una lingua a sé stante, con accento spagnolo, ritmo francese e vocaboli italiani. Vive per strada dal 2012; da vicino l’impressione è che ci viva da molto più tempo. Glielo rimando e mi racconta che è così perché quando sei per strada tutto è più intenso e in qualche modo vivi di più. Il tempo funziona in maniera diversa…lavoravo, avevo un buon stipendio. Ad un certo punto mi sono reso conto che tutto questo tempo passato alle dipendenze di altri non faceva che privarmi del mio tempo. Vivere per lavorare non ha senso per me: ho lasciato e sono partito. Ora la mia vita è fatta di 24 ore al giorno. Mentre si racconta la sensazione è che ciò che fa la differenza per lui sia la sensazione di possedere ogni istante della propria esistenza: la vita è sua. Ne è convinto, si sente nella leggera semplicità con cui mi fa notare che …ogni secondo mi appartiene: è questo l’insegnamento più grande che ho appreso per strada. Fa la spesa tra gli scarti dei supermarket trovati nei cassonetti della spazzatura. E la parola denaro non lo sfiora più, tanto da non riuscire a pronunciarla in italiano. Non se la ricorda, così prende in prestito un po’ di francese, confidandomi ciò che rappresentano le persone che ha incontrato in giro per l’Europa: …vous êtes mon argent.

4 Novembre | 308

365strangers|Novembre 2015 27

Lei è Valery. La scelgo per gli occhi. Pazzeschi. Ha fretta, decido comunque di insistere per avere il suo sì: ho in mente la fotografia e mi sorprendo osservandola nel domandarmi se non fosse già una stranger. Accetta, mi accorgo di andare ai 200 all’ora. Siamo lì, per strada, in un vortice di frenesia e velocità. Le chiedo se le cosa le appartenga e mi dice: sì è la mia vita. Andare di corsa non mi permette di assaporare a fondo l’incontro, ma solo di sfiorarla. E scoprire che un anno fa ha conosciuto un uomo, che dopo 6 mesi l’ha sposato, nel caldo di un’isola deserta: proprio come volevo io. E non riesco a non notare la velocità, anche in questo. Me ne vado con la sensazione di essere stato su un razzo, rapido e diretto, carburante le nostre parole che bruciano e lasciano un po’ di scia. Mentre scrivo ritorno a quella energia, a quella sensazione che mi guidava anche nella scelta delle parole, una specie di selezione per non sprecare tempo e arrivare al dunque. Non mi appartiene, ma un salto nella frenesia ci sta. Solo se posso uscirne. Ci saltiamo di corsa, tra le tracce di un incontro accelerato rimango con la soddisfazione di aver insistito, superato le resistenze e ricevuto il suo sì.

3 Novembre | 307

365strangers|Novembre 2015 28

Lui è Michele. Mi colpisce lo stile, passeggia con la compagna. Non sembrano di qui, si accompagnano elegantemente nella via centrale di Savona. Ho in mente questo: stile che accoglie e impreziosisce ogni secondo passato insieme. Ho deciso di non fare più niente. Sorride dicendomelo, carico di soddisfazione e di qualcos’altro. Incuriosito da quel sorriso, gli chiedo cosa abbia fatto posto al niente. Mi risponde …ho lavorato per 43 anni in ambito di business informatico, introducendo l’informatica in paesi in via di sviluppo. Potrei ancora lavorare, ne ho le forze, ma non mi va. Voglio godermi il golf, la nuova avventura podistica e mia moglie. Che ha uno sguardo puro e dolce. Ed è bellissima. Contatto l’energia e la positività con cui ci incontriamo: lo sguardo interessato e curioso di un uomo come lui mi sostiene motivandomi. Non lo dice, ma la sensazione è che mi ascolti con rispetto, comunicandomi parole quali …credi in te stesso. Tra le righe mi suggerisce alcune potenzialità del progetto, alle quali sono cieco e che entrano nel mio campo visivo solo come possibili opportunità sprecate. E tra le righe rimangono tali, trovandomi affascinato dalla forte sensazione di aver incontrato un uomo che in qualche modo sa e ha saputo individuare e seguire le proprie necessità, per ritrovarsi a 61 anni pieno di energia, forza e vitalità. Lo saluto e gli auguro il meglio. 

2 Novembre | 305

365strangers|Novembre 2015 29

In alto, in cima a un monte. Lei è Marta. Sono in macchina immerso nella nebbia umida quando noto una figura scura, che si fa forza controvento e contro il freddo. È lei. Accetta. Forse il vento, forse la fatica in quella bianchissima luce, forse l’umidità…forse tutto questo e tutt’altro, sta di fatto che mentre mi dice di sì sembra commuoversi. Scopro che è appassionata di cinema e lettura: sono a quota 70 libri. Ha lasciato il lavoro, non riconoscendosi nelle fastidiose dinamiche di questa società, nel denaro. Così vive quassù a 1000 metri, tra la nebbia che spesso confonde e divora tutto, senza neppure permetterti di distinguere tra il cielo e il mare. Ha 25 anni e mi sembra molto più adulta. Poi, bevendo un tè caldo nella sua casa, la vedo meglio e in quel viso non sento né più né meno degli anni che ha. …Il mio compagno è la cosa più bella che mi sia capitata, avevo 12 anni quando me ne sono innamorata. Stiamo insieme da 10. Ci incontriamo in parte nel gelido vento d’alta montagna, in parte nel caldo silenzio di casa sua, tra pareti di legno, mura basse e minuscole porte. È uno splendido rifugio, entrando mi colpisce la sensazione di accedere a un altro mondo. È la materializzazione del fascino della solitudine, che sento da sempre. Quella solitudine che fa un po’ male, ma che non uccide. Un dolore che se ne sta sullo sfondo e in qualche modo mi dice che ci sono. E che come un graffio mi fa compagnia. Non è condizione imposta ma una scelta esistenziale, dove il calore arriva dalla compagnia di pochi, dai libri, dal cinema, dagli animali e dalla natura. E anche da sconosciuti che ti fermano per strada. Sembrava felice, mi piace pensare che gli occhi umidi con cui mi ha accolto fossero altro rispetto ad un anonimo fenomeno fisico. Ho visto lei lassù, che ha deciso di confondersi nella nebbia, ma che per un attimo con la sua figura interrompe la continuità fra cielo e mare. L’ho vista, lassù, anche se lei ha deciso di scappare da chi sta nel vortice.

1 Novembre | 304

365strangers|Novembre 2015 30

Lui è Fabrizio. La domenica, il silenzio lo riconosci se hai conosciuto il rumore. E se c’è vento si sente ancora di più, è un silenzio che si fa sensazione. Lo noto mentre insieme ad Artù, il suo cane, compra barattoli di miele. Così scopro che lavora come rappresentante di vini e liquori e che …Sono sempre stato uno che pensava a guadagnare molti soldi. L’ho fatto per anni. Poi non ne potevo più, ho ristrutturato un rustico e da 3 anni non ho più la TV, ho lasciato il lavoro e sono tornato a respirare. Dopo questo periodo di disintossicazione sono tornato a lavorare, molto più consapevole di prima. Mentre me lo dice il volto gli si distende, si fa più sereno e in qualche modo sembra comunicarmi libertà. Glielo rimando e mi dice: sì, è così. Ora sono tornato a lavorare, ma con molto più ossigeno. E ho imparato che il mio tempo è importante. Queste parole rimbalzano dentro di me ad ogni mio passo, le ripeto, ancora ancora ancora. Il mio tempo è importante.

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