365strangers | Ottobre

31 Ottobre | 304

365strangers | Ottobre 1

Lui è Carlo. Torno in via San Lorenzo a Genova. Che mi avvolge e coinvolge sempre di più. Saluto Elio, il pittore della settimana scorsa. Oggi ho bisogno di un volto sereno e amichevole. Incontro lui, che è vestito di verde e ha un cavalletto in spalla. Mentre scrivo mi rendo conto di aver incontrato per la terza volta in dieci giorni questo colore. Forse perché tra gli alberi in questo periodo si trova di meno. O forse per altro. Sono un artista, dipingo. Gli chiedo se vive di questo e mi risponde pieno di soddisfazione …sì, ho due o tre figli Come due o tre? Il terzo sta arrivando. Mentre me lo dice rimango coinvolto dall’entusiasmo: sa di libertà, di pulizia e serenità. Mi ricorda molto un amico d’infanzia: la sua energia, il suo entusiasmo, il suo sincero coinvolgimento: lo guardi e sai che ce la farà, in ogni caso. Ovunque mi trovi, in macchina, in ascensore, sul bus, porto con me la macchina fotografica. E se qualcosa mi colpisce la fotografo: uno scorcio, una particolare prospettiva. Una volta a casa, nel laboratorio, la trasferisco su tela. Volevo un volto sereno e amichevole, ho incontrato il passato, il presente e il futuro.  

30 Ottobre | 303

365strangers | Ottobre 2

Lui è Mohammed. Lo noto all’interno di un negozio. È appoggiato alla cassa, ascolta gentilmente ciò che gli sta dicendo la commessa. Lo scelgo e accetta in uno strano modo: …ti dico di sì, ma ti chiedo scusa in anticipo, non credo di avere molto da raccontarti. Ha lo sguardo pieno di sconforto mentre me lo dice: credo a quell’emozione, ma non alle parole che mi ha appena detto. E faccio bene. Dice di essere noioso, eppure abbiamo riso insieme, riso di gusto per almeno venti minuti. Perché dici di non essere divertente? …perché oggi funziona così: o ti piace ciò che piace alla massa, la discoteca, le feste, il casino, oppure rimane poco per te, e rischi di essere solo. È per questo che mi sento noioso. Eppure ha 28 anni, ha girato l’Europa, ha lavorato e vissuto a Marsiglia fino a qualche mese fa. Ora studia all’Università, l’impressione è che a 28 anni sia un po’ stanco di questo girovagare, un girovagare mentale alla ricerca del proprio ruolo vissuto sull’instabile terreno di conflitti interni. …sono uno che ha un sacco di idee…purtroppo spesso non le porto a termine. Per esempio, l’anno scorso volevo entrare nella legione straniera. Credevo mi avrebbe reso più forte, più sicuro e determinato. Poi ho cambiato idea e mi sono messo in testa di diventare modello. Ci incontriamo nell’ironico contrasto di queste possibilità, ma non solo. Sento la fatica di giorni vuoti vissuti cercando di capire cosa fare. E mi accorgo che i miei sorrisi sono rivolti a trasmettergli un po’ di coraggio. Lo saluto, non prima di avergli confidato ciò che è stato importante per me per riempire quelle giornate: smettere di cercare di capire, comprendere, e sentire. So che rappresenta anche l’origine di questo progetto. 

29 Ottobre | 302

365strangers | Ottobre 3

Lei è Mila. La noto mentre chiacchiera con amici. Mi colpiscono i capelli lunghissimi e l’abbigliamento sportivo. …li ho così da quando sono cresciuta. Prima erano cortissimi. Poi ho deciso di cambiare. Mentre si racconta mi colpisce l’energia che trova spazio tra il ritmo delle sue parole. Distende. Glielo dico e mi risponde che …ho imparato ad essere così. Se dentro senti un equilibrio, lo puoi trasmettere fuori, condividendo il tuo stare con chi ti circonda. Ed è quello che cerco di fare con i miei ragazzi a scuola. Sono un’insegnante di sostegno. I ragazzi sanno: sentono subito come stai, a volte prima di te. Mentre si racconta rimango davvero colpito dalla sua calma, dall’equilibrio che sembra aver raggiunto. E seguo una curiosità, chiedendole del suo rapporto con la rabbia. …sì, un tempo non mi arrabbiavo. La inibivo. Poi mi sono resa conto che mi faceva stare male e da allora mi concedo momenti di rabbia. La devo salutare, giusto il tempo di confidarle che per me non è ancora così in alcuni ambienti soffoco la rabbia, per non ferire, per proteggere, per paura e per altri perché. Mi allontano in contatto con tutto questo. Altro step per me.

28 Ottobre | 301

365strangers | Ottobre 4

Lei è Erica. Oggi sono all’Expo. E noto lei, tra le migliaia di persone mi colpiscono i suoi occhioni blu, sembrano fari alla ricerca di qualcosa. …sono un’antropologa. Passeggiamo verso una zona di buona luce, così scopro che è si specializzerà in antropologia delle migrazioni o del lavoro. Per alcuni minuti siamo soprattutto su un piano narrativo, ci raccontiamo in superficie, sfiorandoci con leggerezza. E non mi sorride ancora. Ci incontriamo per la prima volta poco prima dello scatto, mentre la invito ad assumere l’atteggiamento che ormai da 301 giorni condivido con chi incontro: cercami ma non ti dimenticare di te. E mi rendo conto che ciò che faccio ha un termine in antropologia: osservazione partecipante. …mi sono avvicinata alla fotografia perché vorrei occuparmi di video-etnografia: entrare in un ambiente sconosciuto con atteggiamento curioso e accogliente, diventare parte di quell’ambiente senza però dimenticarsi della propria individualità. Risvolti antropologici di 365strangers. Bello così.

27 Ottobre | 300

365strangers | Ottobre 5

Lei è Maria. La noto mentre passeggia sotto i portici di Via Paleocapa a Savona. È dalla parte opposta, ha un viso brillante. Accetta, e lo fa con un sorriso e una voce sottili: quasi non sento il suo sì, devo richiederglielo. …insegno italiano, latino. Mi trovo nella mia ora buca. Sarà un incontro veloce, rosicchio più minuti che posso spingendomi fino all’ultimo secondo della sua pausa. E in questo rosicchiare scopro che questa brillante signora, dall’aspetto serio e per certi versi impeccabile, ha esplorato anche altre possibilità: …ho avuto un’adolescenza mistica. Me lo dice così, donando sapore di confidenza condivisa a denti stretti, in un leggero imbarazzo, un po’ come il sì con cui mi ha accolto. La vita e la personalità come costruzioni e strutturazioni del sé: un sé che cresce attraverso esperienze, e che modella la nostra immagine. A pensarci bene se avessi dovuto descrivere il passo dell’insegnate avrei descritto il suo. Il passo dell’insegnante: senza il titolo di un libro, o di una storia. La porta si apre…il corridoio, urla e voci. Si tratta di entrare in una micro-realtà  quotidiana: puoi scegliere un passo deciso, incerto, delicato, coinvolto. Oggi, nel corridoio di via Paleocapa il suo è un passo deciso, accompagnato dal rumore dei tacchi. Fino alla prossima porta.

26 Ottobre | 299

365strangers | Ottobre 6

Lei è Rebecca. Mi allontano pieno di bellezza, e fatico a scrivere. Mi colpisce il suo viso, semplicemente bello, da sottili tratti che mi confondono: credo sia nord-africana, in realtà ha la mamma brasiliana. È giovanissima, ha 17 anni e vuole fare l’estetista. E mi attacco a quello. Siamo sul lungomare, io, lei e il suo compagno. Finisce che ci confrontiamo su uno strano terreno: la valutazione estetica è una valutazione fatta attraverso i sensi. C’è poco spazio per la ragione: percepiamo un evento, ne assaporiamo le qualità, immediatamente in contatto con il gusto dell’esperienza vissuta. Con lei è stato soprattutto questo. Rimangono sensazioni. E la genuinità che porta con sé. Vorrei fare l’estetista. E imparare a fare i massaggi. Mi piace questo, seguire il movimento che origina dal nostro corpo completandolo nel corpo dell’Altro: si tratta di iniziare il movimento da dentro, di sentirlo e portarlo verso l’altro. Ha qualcosa di relazionale e spirituale. Completare il proprio movimento in contatto con il corpo dell’Altro, incontrare se stessi in contatto relazionale con l’Altro. La guardavo, e immaginavo la vita che avrà.

25 Ottobre | 298

365strangers | Ottobre 7

Lui è Stefano. Lo noto di profilo. Lo noto mentre in macchina mi dirigo verso Savona. Gli orecchini, i capelli lunghi e la serenità con cui osserva la strana esibizione di taglio della legna organizzata dal paese. Nel vocabolario dei sinonimi e contrari ruvido è sinonimo di rude, opposto a cortese e gentile. Eppure in lui c’è tutto questo. Ha uno stile ruvido ma un atteggiamento gentile: la sensazione è quella di aver incontrato un vichingo sensibile. Glielo dico, sorridendo e arrossendo un po’ mi risponde: sono così non per seguire la moda. Non lo so mica se i capelli lunghi vadano di moda. Sono così perché il mio corpo naturalmente si trasforma in questo giorno dopo giorno. Mentre si racconta noto il tatuaggio sulle dita: Leon. L’ho fatto 8 anni fa. È il mio cane. Ma la cosa divertente è che leggendolo al contrario diventa Noel. Che sarebbe lei, la mia compagna. Ci conosciamo da 2 anni. La casualità gioca a dadi con gli esseri umani. E poi li fa incontrare. Mi colpisce l’amore e la dolcezza con cui guarda e sfiora le guance della compagna: hanno un legame intenso, vivo e pieno di rispetto. Lui la guarda con occhi pieni di riconoscenza, sa di avere accanto qualcosa di prezioso. Ci salutiamo così, mentre contatto la sensibilità e delicatezza che ha accompagnato quel suo sguardo intenso mi chiede un inaspettato e piacevole abbraccio. Ama andare nel bosco da solo, o con Leon, e dormire in tenda. Lavora come carpentiere, costruisce navi e yatch. Da lei ho imparato la pazienza. Lei da me ad essere più libera. E meno rigida. Me ne vado felice, soddisfatto e armonioso. Genuinità.

24 Ottobre | 297

365strangers | Ottobre 8

Lei è Teodora. Mi colpisce mentre fuma la sigaretta seduta nel chiosco soleggiato di un bar. Appare in un intenso momento libero di piacere, presente ad ogni chimica del suo corpo che le provochi piacere. E forse anche ad altro. È carica di fascino e profonda eleganza, ne sono ammagliato: è un gesto che se ripetuto uccide ma in alcune persone dona fascino e incanto. La scelgo, e nell’avvicinarmi contatto un po’ di timore: desidero il suo sì, la sua energia è avvolgente, la voglio incontrare, il gusto con cui assaporava quell’attimo di vita mi ha colpito profondamente. E mi dice di sì. Poi in qualche modo si affida. E ci incontriamo. Sono del segno dei pesci, e come la loro immagine alcuni giorni sono su, altri completamente giù. Lavora come fisioterapista sulla Costa Fascinosa, è appena arrivata dalla Romania e domani si imbarca. Mi hai incontrata nel mio ultimo giorno libero da qui  ai prossimi otto mesi. In qualche modo si carica di significato quel suo “sostare” nel piacere che mi ha condotto a lei. Sulle navi si sta come nell’esercito: senti tutto in maniera più intensa. In qualche modo cresci. Spiritualmente e professionalmente. Le chiedo quale sia il maggiore insegnamento che ha imparato sulle navi. Ho imparato ad apprezzare i piccoli momenti liberi in maniera essenziale. Ancora una volta ritorno all’atmosfera che emetteva quando l’ho notata. L’ha imparato davvero bene.

23 Ottobre | 296

365strangers | Ottobre 9

Lui è Abel. Come gli altri ragazzi con cui è, non sembra della zona. In realtà sono nati e cresciuti qui, ma se ne sono andati. Ho origini argentine, sono appena tornato da là, dopo aver vissuto tre anni a Malta. Ma presto ripartirò. Ho bisogno di un lavoro e di fare esperienza. Con lui, la sensazione è che sia un ragazzo in costante movimento, come costanti e musicali sono i gesti che accompagnano le sue parole. Così mi ritrovo a chiedergli quale sia il suo prossimo step, immaginando di dover procedere in avanti quale sarebbe la sua direzione. Prendere tutta la mia famiglia e tornare in Argentina. Li vedo tristi qui, e non mi piace. Ti ho detto di sì perché mi piace pensare che ognuno di noi oggi sia alla ricerca di qualcosa e il tuo cercare mi ha colpito. Cosa stai cercando tu? …il mio posto.

22 Ottobre | 295

365strangers | Ottobre 10

Lei è Irene. La noto con il compagno nella via più buia del centro storico di Savona. Mi avvicino, racconto del progetto e per 3 volte alza la mano, come si fa a scuola per chiedere la parola. Accetta. Da questo momento tutto cambia: inizia un gioco fatto di sfide, pericoli e dinamiche personali. Si presenta da distante, sollevando un muro che inutilmente provo a scavalcare. Cerco delicatamente una crepa, uno spiraglio per vederla e sentirla un po’ di più, ma non serve a niente. Ci sbatto dentro, e un po’ fa male. Studia biologia ambientale: la tesi sarà sull’astore, un rapace simile alla poiana. Le chiedo di raccontarmi in poche parole di questo animale: rapace, predatore, notturno. Non ti dico di più, non voglio che tu prenda le mie parole  rendendole più importanti di quelle che non ti dirò. Mentre me lo dice provo dispiacere, sento la sfida, ma anche il pericolo che in qualche modo rappresento per lei. Come se con le mie parole potessi ferirla, come se le mie parole valessero più delle sue. E così mi ritrovo di nuovo allontanato, imbrigliato nel suo efficace tentativo di tenermi lontano, che sa di passato ed è pieno di storia. Così decido di svelarmi, di condividere il mio stare con lei. Respiro, faccio un passo indietro e una splendida scoperta: cercavo uno spiraglio in quel muro, ma in realtà quel muro era già lei. Quella diffidenza, quel tentativo di tenermi distante erano importanti manifestazioni di sé. Glielo rimando, e per la prima volta, finalmente, mi sorride …è vero, sono diffidente e sospettosa. Sono poche parole, ma la sensazione è che si tratti di un risultato enorme. Mi sono sentito come su un’altalena, come se mi avesse sfidato in un gioco di forza: tanto non scoprirai nulla di me. In fondo non cercavo nulla di più di quello che mi stava mostrando. La saluto, e nonostante i suoi tentativi di tenermi distante, di sfidarmi, ritornando a lei provo affetto e tenerezza. Gli animali più diffidenti sono animali feriti.

21 Ottobre | 294

365strangers | Ottobre 11

Lui è Luca. Intorno a me ci sono decine di bikers. Funziona così: un’auto, una montagna, una bici. E poi giù fino al livello del mare. Lui è uno di loro. Accetta e ci incontriamo attraverso quelle bici. …mi piace la parte della salita…ma soprattutto scendere in velocità. Gli chiedo quanto questo valga anche nella sua quotidianità e mi risponde che …sì, vale per tutte le cose che vivo, apprezzo e mi nutro dello sforzo e del sacrificio per poi godermi il piacere, il divertimento. E nel frattempo scopro che il suo anno è suddiviso come un percorso: da marzo a novembre è in salita in uno stabilimento balneare, e a dicembre inizia la discesa a Chamonix. Poco dopo non so come finiamo a parlare del rapporto con la sua ex ragazza. …sono uno che ha molte passioni, le vivo profondamente. Avevo una ragazza…Ad un certo punto mi sono accorto che la mia passione stava diventando un ostacolo alla nostra relazione. Lei ora non c’è più, e io continuo a vivere appassionatamente. Non posso rinunciare alle mie passioni. Spero di trovare una ragazza che comprenda cosa significhi vivere una passione, che condivida e in qualche modo mi sostenga. Mentre si racconta per un attimo sento la fatica e il peso di infinite discussioni e incomprensioni. Per come la vedo io, rinunciare a ciò che ti rende vivo e pieno esclusivamente in base a richieste esterne non ha nulla a che vedere con un gesto d’amore. È una sterile e frustrante rinuncia. Lui ora sorride e non ci sono rimpianti nei suoi occhi. 

20 Ottobre | 293

365strangers | Ottobre 12

Lui è Elio. A sinistra un artista di strada canta Clandestino, canzone di Manu Chao, a destra noto una striscia blu. Sono una serie di quadri raffiguranti mari in tempesta e barche: una barca a quadro, non di più. Clandestino e barca, mi incuriosisce la connessione, e la seguo. Così incontro lui, vestito di eleganza con un volto che sa di esperienza e vita vissuta. Accetta in un attimo, senza esitare. E in venti minuti mi regala anni di esperienza, profondità e consapevolezza. Ci mette poco a mostrarmi un’altra sua opera. È un libro, in copertina ci sono due figure: sono sue. Gli chiedo di descriversi come fosse quelle figure, di diventare quelle figure, e lo fa: …sono giovane, insicuro e senza certezze, perso in un vagabondare incerto…qui invece sono sereno, presente e stabile, finalmente ho trovato il mio terreno: la pittura, la strada. Credo rappresenti il percorso della Vita. Nell’incontrarlo mi accorgo abbandonato alle sue parole, un po’ come fossi su quelle barche che a prima vista parlano di solitudine, ma trascinato sulle onde sento solo comprensione e accoglienza. L’impressione è che si tratti di una solitudine riassaporata attraverso il ricordo. Ri – cor – do= ri do al cuore. Mi piace vederlo come un processo cognitivo di riconsegna al cuore. Ho insegnato Architettura all’Università, e ora sono qui, per strada…sai, nella strada incontri il peggio, il disdicevole. Ma anche il sublime. Il fascino della Strada, per come la vedo io incontri la vita. …non ti dimenticare di te, nelle foto che fai. Perché fai una sola foto al giorno? Perché non voglio vivere un solo giorno di quest’anno senza farlo. ah…splendido…un po’ come leggere una poesia: ne puoi leggere una, poi devi respirare. Me ne vado, non ho bisogno di ricordare, è già tutto lì. 
Solo voy con mi pena, Sola va mi condena, Correr es mi destino, Para burlar la ley, Perdido en el corazon, De la grande Babylon, Me dicen el clandestino, Por no llevar papel.

19 Ottobre | 292

365strangers | Ottobre 13

Lei è Ottavia. Sono in un bar, alle pareti ci sono 10 fotografie. Tema: castità. Voto la numero 9, si intitola ti aspetto amore. E noto lei, che se la guardi bene ti accorgi che dietro alla cortesia e ai sorrisi con cui incontra i clienti trapela una essenziale è splendida tristezza. …oggi mi vedi qui, ma ho un altro lavoro, che è anche la mia passione…amo la fotografia, ho sempre lavorato in uno studio fotografico, che per qualche ragione è diventato limitante e costrittivo. Mi commuove la fatica e rapidità con cui mi arrivano queste parole: trovano spazio in sguardi sussurrati tra un caffè e una tisana. Come se la distensione dei suoi vivi sorrisi fosse una naturale mancanza. È forte e glielo rimando, così mi racconta che …sì, in quella situazione mi sento come se trascinassi una zavorra. È una sensazione che in qualche modo conosco. Passiamo insieme un’ora, ancora una volta l’impressione è che abbia imparato a velare parte del sentire più profondo, dal contatto con i clienti, e forse anche a sé stessa. Lo sa fare bene, ma a guardarla bene quell’esperienza la permea come acqua su un k-way: scivola via, ma c’è. …mi rendo conto di sacrificare la mia libertà. Lo faccio per evitare di creare problemi. Non ne vale la pena. Me lo dice così, mentre la voce le si spezza in gola lasciando spazio alla commozione, mia e sua. L’impressione è che sia stanca, affaticata, legata in situazioni e legami difficili da gestire. E che tutto ciò potrà trasformarsi in una nuova creatività: si tratta solo di sentire davvero. Scrivi cosa vuoi, ma non scrivere di cose tristi. E ritorno là. Al velo. No, ma racconterò una meravigliosa tristezza, che non è solo tua, ma che è nata nel nostro stare insieme. Accanto a sorrisi e passioni. La mia foto è la numero 9. Ha il volto radioso mentre me lo dice: mi rendo conto di averla scelta due volte.

18 Ottobre | 291

365strangers | Ottobre 14

Lui è Ambrogio. Ha un nome e un volto importante. Da attore, cosa che gli dicono spesso. Lo noto da lontano, sovrasta la folla di persone che passeggiano nella via. Sembra sospeso sulle loro teste. Ha 16 anni e va sui trampoli da quando ne aveva 11. Credo sia qualcosa che piace molto alla gente. Io lo faccio per l’adrenalina. Per fuggire dalla noia. Ma non sono ancora un artista. Per esserlo devi vivere per questo, lavorare sodo e scendere per strada. Per ora è un hobby. Eppure sembra nato per fare quello. L’energia che emana coinvolge tutti i passanti: lassù la sensazione è che sia inserito in una credibile ed amichevole prova teatrale. Dopo poco mi colpisce la sua tendenza a raccontarsi riferendosi ad alcune etichette: lo dice come fossero verità assolute, ma l’impressione è che siano frasi dette da altri. Sono un fannullone. Pigro. E credo di essere più simpatico da quassù che laggiù in mezzo a voi. Per quanto possa valere, io ho sentito un’autentica energia comunicativa. E nel frattempo passeggiamo tra le centinaia di persone, salutando bambini che nel vederlo così alto si spaventano. Eppure il suo è un volto sensibile, comico e sorridente. È solo troppo alto. L’ho notato mentre era alto più di due metri, per averlo alla mia altezza ci siamo dovuti incontrare in ginocchio, sulla strada bagnata dalla pioggia. Ad altezze diverse, stessa energia.

17 Ottobre | 290

365strangers | Ottobre 15

Lei è Matilde. Lei è un tuffo nello sconosciuto che vale doppio. Accetta così: certo, non ho problemi io, accompagnami solo a fare due commissioni. Mi colpisce subito il suo passo, carico di impegno e decisione. Sembra voler lasciare l’orma sull’asfalto: prima tacco poi punta, tacco…punta. Per starle dietro devo accelerare. La sensazione è che sia una ragazza che difficilmente si ferma. Studio letteratura e filologia europee. Sto scrivendo la mia tesi. Ne approfitto per farmi raccontare il significato di filologia: ricerca della versione che rispecchia la volontà autoriale. Ma non è questo il suo interesse. Si occupa di contemporaneità, del perché alcune figure letterarie vengano interpretate dai lettori in un certo modo. …nella tesi che sto scrivendo analizzo i movimenti empatici verso la figura del bandito presenti nella letteratura sull’antagonismo italiano. Il suo modo di raccontarsi, il suo tono di voce, la sua postura, mi suggeriscono che ci stiamo addentrando sul più lontano e sconosciuto terreno fra quelli possibili per me: la politica. Sono curioso e un po’ in difficoltà: doppio incontro nello sconosciuto. Tra le parole con cui si racconta molte sono forbite,  appartengono ad un vocabolario diverso dal mio. …mi occupo da quando sono bambina di politica. La mia prima tessera l’ho avuta a 14 anni. In qualche modo la sua energia precede le parole. Arriva dal passato, dall’adolescenza. Tanto da essere divenuta costituzionale. Non nel senso della Repubblica. Le chiedo da dove derivi questo imprinting …da mio papà. Si è fatto accoltellare a 15 anni da fascisti. Per tutto l’incontro compreso il momento della fotografia, al di là delle parole e della determinazione mi colpisce la forza con cui mi arriva il suo essere pronta all’azione. Glielo rimando e mi dice …sì, ha senso per me. Prima di salutarla, sperando di aver compreso parte del nostro dialogare le chiedo quale sia la figura verso cui sente maggiore empatia, il proprio movimento empatico: …quella del bandito. Decisamente.

16 Ottobre | 289

365strangers | Ottobre 16

Lui è Jacopo. Ci incrociamo all’IKEA, lo scelgo mentre aspetta in coda alle casse. Accetta ma ha pochi minuti. …sono un illustratore. Amo Genova, ma per lavoro devo viaggiare molto. All’estero c’è molta più richiesta. Era appena rientrato da Parigi, dove …ci hanno trattati come star. Me lo dice il suo compagno, che nel frattempo ci ha raggiunti. Noto subito il logo sulla borsa del compagno, è un batuffolo bianco, morbido e rassicurante: l’ha disegnato lui e rappresenta alcuni aspetti di Mattia, il suo compagno. Così gli chiedo quale sia il suo logo. …non ho un logo, sono versatile e difficilmente riesco a identificarmi in qualcosa. O meglio, lo faccio, ma poco dopo ho bisogno di cambiare. È importante per me fuggire dalla noia. Mi colpisce quella che sembra un’inesauribile energia creativa: fa parte di un’associazione culturale, editor presso un’etichetta indipendente che pubblica libri e riviste, organizza mostre e lavora come grafico illustratore. E tutto sembra di un’estrema facilità. Non c’è fatica nelle sue parole, ma tanta contagiosa passione. …credo nelle potenzialità del gruppo di lavoro: se lavori in contatto con molte professionalità e in un ambiente stimolante puoi sviluppare il potenziale creativo di ogni tua iniziativa. Per qualche ragione ha un sapore europeo ciò che mi sta raccontando, glielo rimando e mi risponde che …in realtà credo si tratti delle tracce delle mie origini: la Sicilia.  Ha illustrato un libro con Dario Fo. 

1415Ottobre | 288

365strangers | Ottobre 17

Lei è Ketty. Avevo voglia di mare e di onde, la noto incrociare il mio sguardo sul molo. Spesso incrociando sguardi pieni di esperienza e vita scelgo di andare oltre. Non capiranno, si insospettiranno, non si fideranno, mi manderanno via. Mi è successo quest’anno, più volte. Oggi voglio rischiare, mi ha guardato, e mi ha convinto. Mi accoglie con un sorriso affettuoso mentre tiene  a braccetto il marito. E mentre ripeto per la 288esima volta perché li ho fermati, sorridono. Vengo dalla Sardegna. Sono venuta per la stagione estiva nel 1967. Dovevo tornare a casa, ma ho conosciuto lui, e non me ne sono più andata. Nello stare con loro, mi colpiscono due dimensioni. Da una parte il mio costante atteggiamento rassicurante: mi trovo a comunicare in un modo gentile e premuroso, quasi volessi confermare secondo dopo secondo che hanno fatto bene a fidarsi di me, dall’altra il loro stare insieme. Sembrano sereni, l’impressione è che abbiano percorso mari burrascosi ma oggi, come il mare alla nostra destra, sono sereni. Me lo suggerisce il loro affidarsi, a me, a loro stessi, agli sguardi dei passanti. Passeggiano presenti e sereni. …Ketty non è il mio nome di nascita: eravamo cinque Caterina nella mia classe. La maestra decise di intervenire: scrisse sui fogli 5 varianti del nome, Kate, Kathrine. Io pescai Ketty, e sono rimasta tale. La ricordo con affetto. Anche mio marito mi chiama Ketty. Solo quando lo faccio arrabbiare torna alle origini chiamandomi Caterina. Ci incontriamo così, accompagnati dal rumore del mare e dalla sua simpatica tendenza ad anticipare e completare le mie parole prima di lasciarmi finire di pronunciarle. Quasi come fosse un eco delle mie parole. Quasi mi dicesse: ti ho capito.

14 Ottobre | 287

365strangers | Ottobre 18

Lei è Seraina. È la terza Svizzera in dieci giorni. Come la coppia di qualche giorno fa passeggiano l’uno di fianco all’altra, abbigliamento da trekking. Procedono in direzione contraria, scendendo dalla stazione verso il mare. La scelgo mentre racconto del progetto, così scopro che lavora in un doposcuola, e che sono diretti in Corsica. In Svizzera ormai è autunno inoltrato. Per questo scendiamo verso Sud alla ricerca dell’ultima scia d’estate. Durante l’incontro contatto un’energia ironica e positiva, non so perché ma mi trovo a pensare alla Clown-Therapy.  Glielo rimando, non ci capiamo se non grazie all’intervento della persona con lei, che dallo sfondo sostiene il nostro comunicare dall’inizio alla fine dell’incontro. Io e lei in figura, lui poco più indietro, sullo sfondo: come in questa foto. Siamo cresciuti insieme. Alcuni anni fa abbiamo anche vissuto insieme…né io né lui abbiamo fratelli. È questo quello che abbiamo trovato l’uno nell’altra. Sono cugini, non fidanzati. È tempo di andare; come Christoph, incontrato qualche giorno fa e come in genere molti strangers non italiani, mi augurano di trovare la mia strada: da terapeuta, da fotografo o artista. Me lo dicono così, come se tutte e tre avessero lo stesso valore. La sensazione è che non sia così, almeno in Italia. Seduto su una panchina rimango in contatto con questo tema, con la fatica che sento nell’identificarmi in un ruolo preciso e con il concetto di Artista. Ho iniziato il progetto per esplorare due possibilità, fotografia e psicologia: e se l’Arte fosse l’espressione del loro incontrarsi? Me lo chiedo con i piedi ancorati per terra, con cautela, speranza ed eccitazione. l’Arte del passato forse sovrasta, illumina e oscura. Soprattutto in Italia.

13 Ottobre | 286

365strangers | Ottobre 19

Lei è Francesca. Mi colpisce mentre passeggia. Da come si muove sembra voler evitare qualcosa, trascina con sé una leggera atmosfera cupa, e non riesco a non notarla: attrae me e la luce. La scelgo dopo averla notata tre volte. …sto portando curriculum, sto cercando disperatamente un lavoro. Ho bisogno di indipendenza, e di andare a convivere con il mio ragazzo. Basta poco per far nascere tra noi una particolare energia: mi sento nella posizione di chi vuole dare terreno, coraggio e forza. …mi dicono che sembro triste, e snob, ma io non vedo questo. Mentre si racconta, contatto in parte un po’ di stanchezza, amarezza, ma soprattutto mi colpisce il messaggio contrastante che mi arriva dai suoi occhi: non c’è segno di resa in quello sguardo. E una parola insiste dentro di me. Rimpianti. Glielo rimando. E mi risponde così: …sono una ragazza che pensa spesso prima di prendere un’iniziativa, e quel passo per me è spesso la parte più difficile…Arrivo da due settimane infernali, a causa del mio troppo pensare una prova di lavoro non è andata bene. Eppure avevo intuito cosa fare. Sento familiarità in quelle parole, lo sforzo e la frustrazione che le accompagnano lo fanno sembrare davvero un passo da un chilometro. Ma abbiamo anche sorriso. Me ne vado in contatto con un velo di tristezza, somiglia a quel blocco interno che in qualche modo ti lega negandoti l’energia di fare quel passo in avanti, trasformandolo in una spaventosa impossibilità. E l’energia che si è attivata tra di noi mi riporta alla Psicoterapia. Ha molte sfumature, ma ne apprezzo una in particolare: la psicoterapia come percorso di crescita e di sviluppo delle proprie potenzialità. Diverse per ciascuno di noi.

12 Ottobre | 285

365strangers | Ottobre 20

Lui è Christoph. Lo noto sotto i portici di Piazza del Popolo. Passeggia veloce con la compagna, zaino in spalla, abbigliamento da viaggiatore. Accetta, ma tra 20 minuti c’è un treno per Marsiglia. In due giorni incontro questa città due volte. E in una settimana è il secondo svizzero: Basilea. Siamo una coppia di psicoterapeuti, per questo quando ti sei presentato siamo rimasti incuriositi. Lei è una psicanalista, io sono un comportamentista. Mi affascina questa combinazione: due approcci per certi aspetti distanti che si incontrano nell’amore. Mi chiede del mio approccio, la Gestalt, e sorridendo mi fa notare come rappresenti la metà fra i loro due approcci. È vero, ha preso qualcosa dall’uno e dall’altro. E in quel momento sono proprio fra loro: alla mia sinistra c’è lei, Più razionale e distante, alla mia destra lui curioso e accogliente. Così per un attimo mi allontano e ci guardo da fuori: ci sono un gestaltista, una psicanalista e un comportamentista diretti verso la stazione. Sembra l’inizio di una storia…o di una barzelletta. Al di là di questo mi colpisce la sua presenza e una strana sensazione di freddo che mi accompagna: la sensazione è che sia un ragazzo sicuro di sé ma che tra di loro ci sia qualcosa di rigido oggi. Si parlano poco, lei a tratti sembra assente, distante. L’impressione è che abbiano appena discusso, ma decido di non seguire questa intuizione. E arriva il treno, giusto il tempo di salutarci così: …oggi è una giornata no, abbiamo trovato pioggia e tutti i negozi chiusi. Ci prendiamo un po’ della tua energia. Verso sera mi arriva questo messaggio: I wish you the best for your project and hope you will follow through in a positive and experiencing way. Good luck for your future career may it be as psychotherapist or artist. And may you get what you want and need in your personal relationships.

11 Ottobre | 284

365strangers | Ottobre 21

Lui è Luca. Mi colpisce lo sguardo dolce. Mi aspetta un incontro decisamente inaspettato. L’ho visto quando sei passato che eri fuori contesto. Con lui rimango destabilizzato dal suo continuo muoversi e ondulare. …sono così da sempre, faccio fatica a fermarmi. Eppure quando l’ho notato era immobile. Mentre passeggiamo mi racconta dei suoi tre luoghi: la Colombia, Genova e Marsiglia. Così simili e abbandonate. Per un po’ ci sono stato…poi le ho abbandonate. Non sono scappato ma sto meglio. Me lo dice come chi racconta pericoli scampati. E mentre ci incontriamo finiamo a parlare di sostanze stupefacenti, gli racconto della mia esperienza professionale, di quanto dietro alla dipendenza da sostanze ci sia spesso un profondo dolore, un vuoto. E lui continuando a ondulare mi dice sì, è vero, ma c’è anche piacere. Piacere di scacciare la tristezza, piacere di provare, conoscere. Gli chiedo quale fosse il suo piacere, anche se la risposta l’ho intuita da come il corpo e il volto hanno sostenuto la descrizione delle possibilità: conoscenza ed esplorazione: le ho provate tutte. Ora ho smesso, ma intorno a me tutto è diventato più lento. Non so se tornerà mai come prima. Ci salutiamo e mi allontano. Ho bisogno di fermarmi un attimo, di tornare a sentire il terreno: le persone continuano a passarmi vicino, ma la sensazione è che si sia fermato il tempo anche per me.

10 Ottobre | 283

365strangers | Ottobre 22

Lui è Patrizio. Sono in macchina lungo la strada di montagna che collega la Val Bormida a Savona. E incrocio lui: volto elegante, bastone di legno e abiti da trekking. Qualche mese fa non avrei avuto il coraggio: inversione a U e lo avvicino dal finestrino. Gli dico che mi vergogno un po’ a fermarlo così, ma che sto lavorando al progetto…e con una naturalezza sorprendente accetta. Aveva appena ritrovato la sua auto dopo un’intera giornata passata nel bosco alla ricerca di funghi. …mi ero praticamente perso nel bosco. Di nuovo bosco. Vive a Milano, dove lavora come falegname e restauratore nel laboratorio di proprietà. Incontrare un falegname di Milano nel bosco di Calizzano, strani incroci del destino. Cerco sempre di ritagliarmi il tempo per venire qui, ogni stagione autunnale. Per me il bosco è immergermi nel verde, pensare, riflettere e dedicare del tempo solo a me. Mentre si racconta mi mostra orgoglioso il cestino di funghi pieno di Porcini: non lo apre del tutto, mi concede una furtiva sbirciata, come i tipici appassionati fungaioli. Ho accettato perché mi ricordi molto un amico. Anche lui come te un po’ misto. Mi fa sorridere e incuriosisce la cosa, gli chiedo in che modo io appaia misto ai suoi occhi, misto nel senso che non sembrate di qui. Portate con voi aria che sa di lontano. In contatto con quelle parole, con quel feedback importante e prezioso sento che è così. E mi colpisce notare che l’appartenenza più concreta in me sia proprio legata al bosco. E per ora mi va bene così.

9 Ottobre | 282

365strangers | Ottobre 23

Lei è Cristina. La noto da dietro e leggermente di profilo. Il taglio di capelli, lo stile…in qualche modo intuisco il volto, lo vedo senza averlo mai guardato. Ma prima di scegliere ho bisogno di vedere. Cammina veloce. Non riesco a raggiungerla per guardarla in faccia. Mentre accelero cercando di avvicinarmi mi accorgo immerso in una familiare e faticosa dinamica personale: ho un’intuizione chiara e definita ma non mi prendo la responsabilità di seguirla senza conoscerne le conseguenze. Senza essere sicuro che funzionerà. E così smetto semplicemente di crederci, inerme di fronte allo spegnersi dell’energia e delle opportunità. Nel lavoro e nella vita. Oggi no, mi affido alla consapevolezza e all’azione: la interpreto come una prova decisiva per la mia crescita, come un esperimento relazionale e decido di fermarla comunque. Anche senza averla vista del tutto, correndo il rischio di non trovare ciò che intuivo. E incontro lei, che di fronte mi convince ancora di più. Così scopro che è architetto e che ha vissuto un’esperienza tra sconosciuti simile alla mia: un anno in Austria come artista per lavorare a un progetto legato ai punti d’interesse della città. …ho diviso la città in linee e negli incroci fermavo sconosciuti per intervistarli. È lì che mi sono accorta di una cosa che non smette di affascinarmi: siamo tutti connessi…credo sia la struttura ossea a connetterci. Dall’Africa all’Europa, all’Asia all’America. Noto uguaglianze strutturali nella eterogeneità. Detta così, sembriamo un po’ più simili. O per come la vedo io, per quello che ho scoperto in questo percorso, nello sconosciuto ci siamo anche noi. Me ne vado felice, soddisfatto e motivato: ho avuto il coraggio di seguire una mia intuizione e sono stato efficace. Lo porterò con me. 

8 Ottobre | 281

365strangers | Ottobre 24

Lui è Alex. Mi colpisce subito il ritmo del suo parlare, veloce ma interrotto. Si prende alcune pause, per poi dare il via ad una musicale cascata di parole. Non c’è traccia di esitazione: sono il sentiero che mi conduce verso un luogo a lui caro e prezioso. C’è un posto, dove gli alberi non arrivano, in cui vado per rilassarmi e stare meglio. E mi riporta alle tantissime giornate passate da solo nel bosco. In quella solitudine piena di compagnia e di riflessioni. Mi piace scrivere. Descrivere le sensazioni che provo durante alcune giornate. L’ultima che ricordo è quella del giorno in cui sono stato bocciato: sono tornato a casa, ero furioso e ho iniziato a sfogare la mia rabbia sugli oggetti. Ho rotto qualcosa. Poi sono uscito e sono andato là. Nel mio bosco. E lì ho iniziato a scrivere come stavo. Ricordo alcune parole: vergogna, solitudine, cielo grigio, vento, fili d’erba, calma, sto meglio. Sono lì con lui, lo sto ascoltando come si ascolta il testo di una canzone; terza strofa: sono andato lassù perché mi vergognavo: non avevo nessuno con cui parlare. Ma poco dopo mi sentivo meno solo. Accanto alla musicalità mi arriva chiaramente la sua tendenza a pensare per immagini: gli chiedo di immedesimarsi e diventare quel luogo, di farlo suo, di provare a descriversi come se fosse lui quel luogo. E lo fa, senza alcuna resistenza: sono lì, fra gli alberi, mi sento protetto e coccolato, come se fossi un cuscino stretto in un abbraccio. O un bambino. 

7 Ottobre | 280

365strangers | Ottobre 25

Lei è Emilia. Mi accoglie con uno caloroso e sentito sorriso mentre passeggia  per la via principale di Loano con il cane. Si chiama Wave, onda. Non riesco a non notare la continuità rispetto all’incontro di ieri, e ci avviciniamo riflettendo sul fascino delle connessioni tra le persone. Sono tutte intorno a noi, si tratta di avere orecchio e prendersi il tempo di ascoltarle. In passato ha disegnato abiti da sposa, ma non ne parla volentieri: è stato un lavoro effimero. L’abito da sposa è qualcosa che usi un giorno soltanto e poi finisce nell’armadio. E ogni volta che un matrimonio finiva mi sentivo in colpa. Così ho smesso, e ora mi occupo di una persona che ha bisogno di aiuto. Me lo dice così, serena e orgogliosa. E non aggiunge altro. …ha 20 anni e sono sua mamma. È normale che non mi parli. Sta parlando di uno stranger di maggio, che è anche suo figlio. Giovanni. Mi colpisce la cosa, e mi accorgo di ricercarlo nei suoi occhi. …preferisco vivere il momento piuttosto che fare fotografie. Questa frase mi riporta a uno dei film più belli visti ultimamente: I sogni segreti di Walter Mitty. Durante il nostro stare insieme contatto un’essenziale purezza e forza, la sensazione è quella di aver incontrato una donna e una mamma generosa, calorosa e affettuosa come il sorriso sostenente con cui mi ha accolto pochi minuti prima. È in profondo contatto con le proprie emozioni, tanto da commuoversi un attimo prima dello scatto. Mi allontano, riscaldato e rinforzato dalla sua energia: mi sono sentito visto dagli occhi di una donna e madre che poco prima era sconosciuta. È piena d’amore e non lo tiene solo per sé. 

6 Ottobre | 279

365strangers | Ottobre 26

Lui è Urs. Il destino nel nome, ma non proprio. È con la compagna, con cui sta da 40 anni. Lui ne ha 62, lei 60 e passeggiano per mano. Lei dondola da destra a sinistra, lui da sinistra verso destra. A volte si sfiorano le spalle, altre volte si scontrano delicatamente, altre volte si allontanano un poco: il tutto senza smettere di tenersi per mano. Solo dopo mi rendo conto di aver assistito  a un’istantanea del loro stare insieme: in un gesto di pochi secondi, in quella che sembra una danza carica di tempo e complicità le dinamiche di una vita d’amore condiviso. Ci incontriamo durante un aperitivo, ho scelto lui che ha accettato ma non smetto di sentire anche lei. E così li incontro come coppia. Lui, calmo, caldo e fermo con la sua voce dai toni bassi; lei luminosa, frizzante e carica di parole. Lei che si racconta attraverso le parole, lui attraverso i suoi silenzi. E nello spazio concesso alle parole dai suoi silenzi scopro che nella vita insegna alle scuole elementari, che è un musicista e che costruisce strumenti: clarinetti e cornamuse. …lei è fuoco, io acqua. L’acqua è definitivamente il mio elemento. In contatto con loro è chiaro per me ciò che preserva e nutre il loro stare insieme, lo gridavano in silenzio, questa volta entrambi, passeggiando in quella via mentre li osservavo: …indipendence, respect…and to talk. La a di to talk dura qualche secondo in più di tutte le altre lettere. E mi piace sentire che il suo suono sia lo stesso che se prolungato scarica la tensione, donando energia e soddisfazione. Si tratta di rispettare i bisogni dell’altro. E di comunicare. Me lo dice la moglie, lui sorride in silenzio, e quella danza con cui si sfiorano e incontrano parole e silenzi sembra uno splendido regalo che si fanno da 40 anni. 

5 Ottobre | 278

365strangers | Ottobre 27

Lei è Maria Vittoria. La noto perché per un attimo i nostri occhi si incrociano, e rimango agganciato all’intensità del suo sguardo. Cambio direzione, e ne sento già la mancanza. Così torno indietro e la scelgo. Scopro che frequenta l’ultimo anno dell’artistico, sezione design. La mia passione è il green design. So di dover partire per specializzarmi ma so anche di voler tornare qui, a casa. Mia mamma aveva un negozio di fiori. Ha dovuto abbandonare l’attività. Mentre me lo racconta mi accorgo di essere attratto dal ciondolo che le brilla sul collo. …ce l’ho anche tatuato. Sembrano linee messe a caso, ma è evidente ordine nel caos. …sono le iniziali della mia famiglia. E. A. M. V. Accanto c’è scritto tredici: è la data in cui è morto mio papà. Mi arriva così, inaspettato, trovandomi sorpreso e dispiaciuto nel vederla arrossire un po’. È la serie degli Strangers giovanissimi che hanno vissuto lutti importanti. Ricordo quanto alla loro età fosse un terrore questa possibilità, un pensiero da cui difendersi tenendolo lontano. E lei, come altri prima e dopo di lei, è lì, di fronte a me, e ha vissuto quello che è uno dei dolori più intensi immaginabili. Mi colpisce e emoziona la forza con cui ogni volta incontro questa tematica. In prima battuta trapela la forza, ma sono sicuro che ci sia molto di più. E torno alle fotografie, a dopo lo scatto, a quando sono rimasto agganciato a una curiosità che non sono riuscito a seguire. Ne sento la presenza, ma non la definisco. Poi, come se n’era andata ritorna; così le chiedo se ha un fiore che la rappresenti. …il mughetto. Significa ritorno alla felicità. Credo rappresenti questo mio periodo. La sto per salutare quando mi accorgo di tornare alla sensazione iniziale. So che mi mancherà. Lei e l’intero progetto. Al di là della fatica. Al di là di tutto. Grazie Maria Vittoria. …ma come fai a ricordarti tutto? Mi stai registrando? No, pesco le parole dalle emozioni che scolpiamo insieme. Prima di allontanarmi cerco il suo sguardo ancora una volta. Lo incontro e lo porto via.

4 Ottobre | 277

365strangers | Ottobre 28

Lui è Andrea. Cammina in Piazza Castello a Torino insieme a quella che sembra un band. C’è una ragazza al centro, lui e altri due ragazzi le gravitavano intorno. Glielo dico e sorpreso mi risponde …quasi. Io e quel ragazzo siamo una band, gli altri sono amici. Siamo in trasferta da Perugia, abbiamo suonato a Torino ieri sera. Ma come hai fatto a capirlo scusa? L’impressione era che vi trascinaste dietro quintali di musica vissuta. Musica come macigni. E così scopro che suona il blues. E ne sono tremendamente entusiasta. Non voglio perdere l’occasione, sono curioso e individuo le domande che più mi appassionano. Inizio chiedendogli che cosa sia, per lui, il blues. E con un mood che sa di Umbria, di Toscana e della Napoli che ha nel sangue, mi dice uno dopo l’altro …trasporto, coinvolgimento, studio, passione, vissuti, parti di me. E noia. A volte ti sembra di non fare nulla, di essere lì, in momenti spenti. In realtà stai semplicemente cucinando per produrre qualcosa. È soprattutto questo aspetto che mi sorprende: la noia come terreno su cui costruire qualcosa. E penso al potere rumoroso di alcuni silenzi. Ne sono affascinato, ha qualcosa di misterioso e metafisico. Come se fosse l’esempio più concreto della presenza dell’immateriale. Anche se non ne intuisco la forma me ne vado pieno di fiducia.

3 Ottobre | 276

365strangers | Ottobre 29

Lei è Merel. Credevo fosse molto di più nordica di quello che è. È olandese, ma vive in Inghilterra, a Brighton. Frequenta un Dottorato in Social Analysis. Lavoriamo come consulenti della salute attraverso l’analisi della presenza di comportamenti problematici. Per esempio, monitoriamo la percentuale di obesità nei nostri distretti, e in caso di pericolo interveniamo. È a Torino da ieri e ci resterà fino a domenica. Era venuta a trovare amici conosciuti anni fa. Le chiedo cosa l’abbia colpita di Torino. Sono qui da troppo poco tempo, ma mi ha sorpreso subito la struttura squadrata delle strade della città. È qualcosa di unico, mai visto in altre città italiane. Con lei, in contatto con le sue piacevoli e chiare sfumature, mi colpisce accorgermi di nuovo di quanto io mi senta bene: sono totalmente centrato nel qui ed ora, non ho altri pensieri, vivo pienamente il contatto e sto bene. Devo molto a questo progetto. 

2 Ottobre | 275

365strangers | Ottobre 30

Scopro il suo nome alla fine dell’incontro. La noto di fronte al bar della stazione, mi colpisce lo stile, celebrato dai piercing e dallo scialle dai riflessi dorati. È elegante ma non te lo sbatte in faccia. Ascolta grindcore, quello delle voci gutturali, di chitarre estremamente distorte e dei ritmi velocissimi. E ha un anello fatto con i suoi denti del giudizio. Lo so è un po’ splatter. Poco dopo avermi detto sì, mi regala una frase di quelle che mi arrivano come preziose frecciate. Me lo dice così, con il piacevole suono della condivisione tra persone che si frequentano da tempo. Racchiude parte dell’intero progetto: …sai, credo che alla fine ognuno di noi scelga le persone in base a ciò che riconosciamo nostro in loro. Sono lo specchio in cui ci riflettiamo. A volte troviamo aspetti che amiamo di noi in loro. Altre volte ciò che detestiamo in loro è proprio ciò che più ci appartiene. Ma è più semplice proiettarlo in qualcun altro, piuttosto che riconoscerlo in noi. Mi colpisce la sua consapevolezza, è chiara la sensazione di aver incontrato una ragazza in costante contatto con il proprio Io. A tratti l’impressione che contatto ascoltandola è che sia una ragazza molto severa con sé stessa. Glielo rimando e mi dice che …sì, sono una che si mette spesso in discussione. Mi colpisce la cosa, mentre me lo dice ne sento la potenza, ma anche la fatica di confronti con uno standard interno severo e rigido. Che poi così interno non è, arriva sempre da qualcun altro, e per sopravvivere lo facciamo nostro. …prima di criticare qualcuno cerco sempre di comprendere. Ma se sono io oggetto di critica non vado leggera. Tutto questo, senza conoscere i rispettivi nomi. Credevo si chiamasse Giada, solo perché mi veniva in mente la rugiada. Mi allontano e sto bene. Avevo appena finito una seduta difficile: stare con lei mi ha fatto stare meglio. A breve inizierà la scuola da orefice. Lo racconterò a mia mamma, a lei racconto tutte le cose strane che mi succedono. Lei è Beatrice.

1 Ottobre | 274

365strangers | Ottobre 31

Lei è Vera. La noto insieme ad altre due ragazze, rimango colpito dal suo volto: è sereno, ma a guardarlo sembra portare nel mondo qualcos’altro. Ha in mano un mazzo di rose fucsia. Mentre racconto del progetto alza timidamente la mano e con un tono di voce sottile, nasale dice …a me interessa. Lo dice così, quasi scusandosi. E ritorno alla sensazione iniziale: l’impressione è che ci sia una ma, un se non fosse che oltre quelle parole. Un ma che rimane così, come un segreto non svelato. E mentre mi racconta di aver perso un anno e di frequentare il grafico, scopro che lavora già: fa la fotografa. Mi sento stretto in quei pochi minuti impegnato in un inutile e freddo tiro a segno. Ha uno sguardo malinconico, ma mi dice di no, e mi trovo a pensare che forse la sua dolcezza è così pervasiva che la precede e la posticipa, nello sguardo, nell’energia e nell’atteggiamento. Glielo rimando. Sorridendo mi dice di sì. E mi sorprendo pensare che forse l’ha fatto anche per gentilezza. La saluto nel momento in cui suona al citofono di casa sua: il mazzo di rose era per la festa a sorpresa che ha organizzato a sua mamma. E così mi allontano dispiaciuto per il poco tempo trascorso insieme, in contatto con quella curiosa e inusuale sensazione di attesa con cui rimango dopo le sue frasi, le sue parole. Ha un sacco di cosa da dire. Traspare dietro ad ognuna di quelle rose fucsia. Ma…

67 giorni dopo avermi detto di sì cambia idea. Guarda Davide scusami ma non posso…pensavo fosse una cosa diversa..ho altro per la testa…vado a scuola e lavoro non me la sento. Delusione-rabbia-dolore-rabbia. Tremende. In serie, una dopo l’altra, dallo stomaco agli occhi. O forse insieme, confuse e incasinate. Ho fallito. Non avrò 365 foto. Contatto questo nell’immediata reazione. E poi..e poi mi fermo. Respiro, e chiedo aiuto. Ho iniziato questo percorso per conoscermi un po’ di più, buttarmi nella mischia e vedere cosa sarebbe successo. Poi arriva lei che accetta e che dopo 67 giorni, o forse un attimo dopo, cambia idea, lasciando un giorno senza volto. Avrebbe potuto dirmelo subito, ed avrei potuto incontrare un altro sconosciuto. Ha deciso di farlo così, lasciandomi impotente e inerme di fronte alla sua decisione, con uno scatto da cancellare. Ma c’è molto di più. Il suo no frana su di me una dolorosa e preziosa scoperta. È un no che violenta scoprendo la parte di me narcisista e perfezionista. La vita non va sempre secondo i piani.
Larealtàsenefottedelmioperfezionismo.
Me lo ha insegnato una diciassettenne che ha semplicemente fatto la diciassettenne.

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