365strangers | Giugno 2015

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365strangers | Giugno 2015 1

Lui è Mirko. È uno dei membri della Commissione d’Esame di Maturità che sto seguendo. Ricordo poco del mio esame, ma ho ben presente l’attimo in cui entro e quello in cui esco dall’aula. Come le emozioni connesse, profonda ansia e enorme liberazione. È architetto e professore di Storia dell’Arte. Lo fa da 13 anni. Il nostro compito non è tanto insegnare una materia: una materia si studia. Sarebbe importante trasmettere un po’ dell’Amore che noi proviamo per ciò che raccontiamo. Se un giorno un ragazzo entrando in un Museo provasse le stesse sensazioni che generalmente proviamo ascoltando musica o guardando un film…ecco, in quel caso sentirei di avercela fatta. Mentre me lo dice, sento tutto il suo entusiasmo, forse davvero uno degli ingredienti fondamentali per incontrare e stimolare gli studenti. Sono loro che possono insegnarci qualcosa. Soprattutto in termini di vitalità ed energia.

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Lei è Manuela. Mi colpisce il suo viso, gli occhi castani, pieni di luce. Accetta subito, sembra interessata al progetto. Ha studiato Grafica all’Accademia di Belle Arti a Genova. Non lavora da due anni …da quando sono entrata in crisi con me stessa. E mi colpiscono subito i sorrisi con cui si racconta, con cui dice di essere confusa e in difficoltà. Conosco bene la mia parte depressa, credo sia genetica. Per questo subito dopo l’Accademia ho intrapreso un percorso terapeutico individuale. Per stare meglio. Con lei tutto sembra accelerato, il tempo sembra scorrere diversamente. A volte credo che il mondo non sia fatto per le persone sensibili, per svegliarti al mattino devi essere una bestia piena di forza. E ripenso che sensibile in fin dei conti significa sentire, essere in contatto, nel bene e nel male. La sensibilità può logorare, ma anche essere l’origine di infinite possibilità di vita.

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365strangers | Giugno 2015 3

Lui è Gianni. Stavo correndo verso un treno, ma ci incrociamo sulle scale mobili. A metà strada più o meno. Quegli incroci da film. Lo noto per come guarda la persona che è con lui, che si avvicina al suo viso con una carezza leggera. Una di quelle complici carezze che stuzzicano. Non mi ero accorto della carezza. Sono un ballerino ingegnere! Me lo dice così, mettendosi elegantemente in posa. Ballo classico contemporaneo, ma è l’ultima cosa di cui vorrei parlare, ho ballato tutto il giorno. E di cosa hai voglia? In questo momento ho molta fame. Sarà che esco da un weekend di formazione in Terapia della coppia, ma mi colpiscono soprattutto le dinamiche che si attivano tra loro seppur in quei pochi minuti passati insieme.

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Lei è Giada. La noto nel corteo LGBT di Torino mentre balla da sola in mezzo alla folla. Mi colpisce il modo con cui si muove, sembra godersi davvero il momento. Lavora come educatrice in una comunità mamma-bambino, ma tra poco inizia il suo anno di aspettativa. Ho bisogno di sperimentarmi in qualcosa di diverso da quello che sto facendo per comprendere se è davvero ciò che voglio fare. Un tuffo nell’opposta polarità per conoscersi meglio, e capire davvero ciò che si vuole. Era con due amiche, era a manifestare a favore della comunità LGBT. È etero. Erano in 70 mila e porto con me, oltre al piacere dell’incontro, un messaggio tra quelli dei manifestanti che più di altri mi ha toccato: voglio solo poterla amare.

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Lui è Toni. Da un anno vive in Cavallerizza, un luogo di Torino senza tempo. Con lui mi rendo conto della cautela con cui parlo, come se non volessi interrompere la maestosità di quel silenzio, o fare qualcosa di sbagliato. Il nostro desiderio è restituire questo bene UNESCO abbandonato al degrado a causa della malagestione dell’amministrazione alla collettività, rendendolo un polo culturale e artistico. Uno spazio liberato, utile per tutti. Mi colpisce la determinazione del suo sguardo, i suoi sono occhi che confrontano, e ti portano nel presente. Ci incontriamo così, mentre un piano in lontananza fa da sfondo alle nostre parole, e poco più in là nel boschetto una decina di persone stanno facendo yoga.

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Lui è Lorenzo. È seduto in disparte, tra gli alberi della piazza del Paese. Quando mi avvicino si alza, mi stringe la mano e me lo trovo di fronte così, enorme. Un metro e 90 di diffidenza. Per gran parte dell’incontro mi sento sotto osservazione, quasi fossi valutato. Con il passare dei minuti qualcosa però ci avvicina. Quel qualcosa è stato parlare con empatia dell’empatia. Ridiamo insieme: è a questo punto che sento davvero il suo sì. Ha studiato al DAMS, ma si iscriverà a Fisica. Per poter comprendere la verità, ciò che sta alla base di tutte le cose, la bellezza. E che cosa è la bellezza? Per me è la verità. Il sorriso con cui mi saluta e ammorbidisce il suo sguardo, i tatuaggi e l’immagine forte che lo caratterizza hanno un valore enorme per me. Ogni cosa che esce dalla routine per me è sospettosa. Me ne vado soddisfatto, con la piacevole sensazione di aver superato un esame.

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Lui è Niccolò. Suona in una band. Noto che parte del suo braccio è rimasta al riparo dall’abbronzatura. Quella più vicina al polso. Lì è dove di solito tengo i braccialetti. Ne ho 24, ognuno con un significato. Questo è quello che non tolgo mai, c’è inciso Mikołaj e rappresenta le mie radici. Mia mamma è Polacca. Ne ho un altro che non metto mai, lo lascio a casa in un cassetto. È un laccio nero con un’ambra, era di mio padre. Un giorno gliel’ho preso ed è diventato simbolicamente il filtro attraverso cui passa ogni insegnamento che da quel momento cerca di trasmettermi. Non lo tolgo mai e Non lo metto mai. L’importanza rappresentata in maniere opposte. Ha 18 anni e mi sorprende. Sembra più grande. Qualcuno descrive il dolore come un fertilizzante per la crescita; quando incontri il dolore devi crescere più in fretta e corri il rischio di non sentire più. La sensazione con lui è che sia dovuto crescere più in fretta ma che non abbia smesso di sentire.

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Lei è Marina. Mi colpiscono i suoi colori, sembra un acquerello mentre passeggia tra i vicoli di Pietra Ligure. Un acquerello al sole. È un’attrice e autrice di teatro: ha lavorato con Dario Fo e Franca Rame, ora scrive e ha una compagnia teatrale. È originaria di un piccolo paesino in provincia di Varese, ma si presenta di Milano. Si trovava a Pietra con la madre, siamo venute un po’ qui insieme; ora è a casa a riposare e io mi sono presa un po’ di tempo per me. Chiacchieriamo, e quando le chiedo dove è sbocciata la sua creatività mi risponde che Milano le ha permesso di crescere artisticamente, ma le origini sono fondamentali. Ci torno spesso nel mio paesino, per organizzare serate di Teatro.

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Lei è Satya. La noto perché i nostri sguardi si incrociano per un attimo, e mi colpisce subito. Uno di quegli incontri sensoriali; ho sentito che era lei, non l’ho pensato o deciso. E scopro che da 3 anni vive in un centro di meditazione. In cambio lei si occupa della cucina. In adolescenza ho avuto un periodo un po’ così, buio, e ho iniziato a lavorare presto. Sono partita, ho viaggiato molto, sono stata in Nuova Zelanda. Poi sono tornata e mi sono diplomata. E ho incontrato la meditazione. Prima in Umbria, poi in Toscana, 3 anni fa a Varazze. Ora sento di aver preso e dato quello che serviva, sono pronta per ripartire. Dove, non so. E io sono lì, ammirato e ammutolito come un pesce con così tante domande da fare che mi manca il fiato. Allontanandomi ho sentito il bisogno di fermarmi in mezzo alla strada, per assaporare quello stato di benessere che ho provato con lei. Una purezza e bellezza essenziali. Aveva appena celebrato il solstizio d’estate nel bosco, con i falò.

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Lei è Giovanna. E ha due colori che si ripetono: negli occhi, uno castano molto scuro, l’altro molto chiaro. Nei capelli. Mi colpisce il suo viso, birichino, e la sua voce, leggermente graffiante. Ha riso per gran parte del nostro incontro; per smettere di farlo ha dovuto tapparsi la bocca più volte. Lavora nella sua ditta artigiana a Torino, dove progetta e realizza stampe grafiche in stile prevalentemente pop-art. Ha tatuati sul braccio due volti e una scritta che recita: non lamentarti, crea. Me lo dicevano i miei nonni.  La saggezza nelle parole dei nonni.

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365strangers | Giugno 2015 11

Lui è Samuel. Lo noto a spiaggia. È coricato vicino a noi e ha i dread più belli e morbidi che io abbia mai visto. Mi chiamo Samuel come quello dell’Inter, non sono un tifoso ma mi piace la sua immagine, pulita in un mondo del calcio che di pulito non ha più nulla. Mi racconta di aver lavorato da H&M, prima a Savona, poi a Milano. Avevo un contratto a tempo indeterminato ma mi sono licenziato, ora monto palchi durante le feste e le serate musicali. Ad un certo punto passano tre ragazzi, incuriositi dal nostro incontro. Scusa, ma sei il figlio di Bob Marley? Gli chiedo se è vera la somiglianza e mi risponde sorridendo No, ho solo i dread e sono nero.

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365strangers | Giugno 2015 12

Lui è Gabriele. Torno in questo paese dopo alcuni mesi. E noto lui mentre aspetta qualcuno appoggiato al muro di un edificio. Ha gli occhiali da sole, non vedo i suoi occhi. Aspetto il momento giusto e mi avvicino. Accetta incuriosito. Aspettava la sua compagna, appena dimessa dall’ospedale dopo un piccolo intervento. Mi è sembrata una cosa pulita, perché dirti di no? Mi rendo conto della somiglianza con Emanuele, incontrato qualche mese fa.Soprattutto per il modo di fare gentile, accogliente e con un minimo di difese alzate. 

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365strangers | Giugno 2015 13

Lei è Angela. L’ho vista e ho sentito che doveva essere lei. Insegna grafica pubblicitaria, conferma di essere la professoressa di alcuni strangers. La cosa mi piace, professori e alunni insieme nello stesso progetto. Vive a Savona da qualche anno, e tra qualche giorno anche lei parte per Santiago de Compostela. E per l’ennesima volta contatto quella parte di me che brama questo viaggio e quella che invece lo contrasta. Ma lo farò, lo so. Sono un po’ preoccupata, è la prima volta che viaggio da sola. 30 tappe in 35 giorni. Sento eccitazione e paura in queste parole. E a pensarci bene somiglia a quello che provo io quando penso a questo viaggio. Mi colpisce un contrasto in lei: in alcuni momenti sembra molto giovane, in altri ha uno sguardo adulto, responsabile e un po’ stanco. La sensazione è che queste parti le facciano spesso compagnia; sono davvero evidenti per me. Rimango incuriosito da queste sfumature. Faccio fatica a meditare, soprattutto se mi viene chiesto di non pensare a niente. 

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365strangers | Giugno 2015 14

Lui ha preferito rimanere nell’anonimato. Lo noto mentre cammina e trasporta una cartellina blu. All’interno ha dei volantini che pubblicizzano una serata di musica classica prevista per qualche giorno dopo. Ha un passo lento, mi colpisce. Accetta e divento parte di quella piacevole lentezza. Però Venerdì sera devi venire ad ascoltare il concerto. Scherza, con lui l’impressione è che non si lasci totalmente andare, e mi sento osservato più che incontrato. Sono sempre sospettoso io. Ha lavorato per 35 anni presso la camera di commercio di Savona. Ora è in pensione ma non si è fermato. Ha inventato e brevettato un’imbarcazione che permette di remare in avanti invece che indietro. Mi sono sempre chiesto perché sino ad oggi abbiamo remato andando in senso contrario. Io indietro difficilmente tornerò.

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365strangers | Giugno 2015 15

Lei è Ginevra. La noto mentre fotografa, mi dice sì prima di altri. Ha un viso francese, ma è di Milano. Glielo dico e l’amica che è con lei ci fa notare che somiglia alla madre. Ha 17 anni, difficile crederle, e la sensazione è di aver incontrato una ragazza più adulta e matura. Ho cambiato tutto di me quando ho visto negli occhi di mia madre delusione e tristezza. Solo una cosa non riesco a migliorare: quando identifico un obiettivo, mi concentro su di esso trascurando tutto il resto. A Settembre partirà per Berlino, per imparare il tedesco. Vedo il tedesco come il quadro La zattera della Medusa. Ho verificato, e rende l’idea. È stato difficile smettere di fotografarla, l’impressione con lei è di una bellezza che fiorisce col tempo, più viene osservata, vista, scatto dopo scatto. Giorno dopo giorno.

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365strangers | Giugno 2015 16

Lei è Lara. Al mattino studentessa di Disegno Industriale, al pomeriggio commessa da Swarovski. Ha un tatuaggio sul braccio, dice come what may, ricorda una delle canzoni del film Moulin Rouge, prendila come viene.  Nella vita è importante prendere le cose per come vengono, e cercare il bello anche quando non è subito evidente. Oggi è la mia prima pausa pranzo che passo con qualcuno, di solito vago per le vie senza meta. Ora che sono solo dopo averla salutata, rimango con la piacevole sensazione di essere stato ascoltato. 

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365strangers | Giugno 2015 17

Lui è Mattia. L’ho notato nei vicoli di fronte a un locale; come me stava per andare al concerto dei Subsonica. È con due amiche, accetta subito. Anche da vicino rimango colpito dalla luce che emanano i suoi occhi, azzurri e luminosi. È quasi sera, il sole è tramontato, ma loro comunque brillano. Non so quale sia la sorgente. Una canzone dei Subsonica si intitola Preso blu. Forse più Preso azzurro, ma fatto. Ha 21 anni, studia Grafica e Comunicazione a Torino.  Il nostro veloce incontro vale come assaggio di estate, di festival musicali e spensieratezza. Belle sensazioni. 

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365strangers | Giugno 2015 18

Lui è Grigorie. Ho appena festeggiato il mio compleanno con la mia famiglia. Esco di casa ancora con gli occhi lucidi. Sta piovendo. Lo noto nel parco, lo stesso della mia infanzia; ha l’ombrello e i pantaloncini corti. Mi colpisce il suo sguardo felice e orgoglioso, mentre gioca con il figlio. Accetta subito, con piacere. È arrivato dalla Romania a Roma 25 anni fa e ha imparato a fare il pizzaiolo. Vive a Calizzano da 5 anni, ma passa l’inverno a Torino in una pizzeria. Nelle sue parole sento le tracce dell’accento dell’est, russo, e una divertente cadenza romana. Faccio le pizze, ma preferisco cucinare. Tagliatelle, pasta. Lo faccio con amore e passione, per questo piace.

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365strangers | Giugno 2015 19

Lei è Claudia. Oggi compio 30 anni. A 20, pensando ai miei 30, mi immaginavo con un lavoro fisso, una casa fissa, una compagna fissa e forse un figlio. Ho stravolto tutto, tranne la mia compagna, la stessa di allora. E incontro lei, sarà mia coetanea, spinge un passeggino. Ha un viso pulito e curato, per certi aspetti rilassante. Ha una laurea da educatrice, mentre me lo dice noto un po’ di dispiacere. Non si trova nulla qui, ciò che sogno è lavorare nelle carceri, in programmi di recupero e reinserimento. Se nella vita non fai un lavoro che ti gratifica, meglio puntare su altro. Gestisce un bar in darsena. È proprio vero che quando arrivano ti cambiano la vita. Me lo dice indicando la sua bimba, sveglia da pochissimo. L’impressione è che molto del suo mondo sia negli occhioni e nel sorriso della figlia mentre si ciuccia la mano. 

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365strangers | Giugno 2015 20

Lei è Silvia. Ci siamo incrociati 3 volte e alla fine ho scelto lei. Era con un’altra ragazza, esteticamente diversa, ma condividevano qualcosa. Erano eteree nei loro colori chiari; quasi trasparenti. Mi avvicino e noto che mentre racconto del progetto, le mani tremano. Non mi dicono di sì, ma neanche di no. Bisbigliano fra loro qualcosa di incomprensibile. Allora lo chiedo di nuovo. Accetta ma sembra comunque sorpresa, non convinta. Mi colpisce il suo corpo, rigido, e il modo con cui appoggia i piedi per terra. L’impressione è che cammini cercando di fare il meno rumore possibile. E parla piano, sento appena le sue parole uscire con un filo di voce. Sento un po’ di fatica, ma continuo. Solo durante gli scatti la sento davvero presente. Credo di essere riuscito a vederla solo lì. La ragazza con lei era sua sorella gemella.

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365strangers | Giugno 2015 21

Lui è Davide. Studia all’Accademia di Danza e Teatro a Milano. È un b-boy, break dancer. Lo noto perché mi sembra un ragazzo puro, allegro. E perché sembra avere nello stesso momento 3 capigliature diverse, tre profili diversi. Quando gli chiedo qual è il suo obiettivo, mi trovo completamente sorpreso dalla risposta. Dipende…in questi 3 anni conoscerò sempre di più il mio corpo e mi ritroverò completamente diverso. Dipende da come il corpo modella la mente e viceversa. Ora come ora vorrei integrare la Breakdance alla danza contemporanea. È questo il mio obiettivo. La ritengo un’Arte. L’energia, la sicurezza e il desiderio con cui mi porta queste parti di sé sono così chiare e pulite che mi rendo conto di sentire come verità tutte le possibilità che mi racconta: come se fosse solo questione di tempo.

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365strangers | Giugno 2015 22

Lui è Luigi. Lo noto per lo stile, per i pantaloni e la camicia di lino, per i sandali e per lo strano anello arancione che porta al dito. Penso a uno sciamano. Mi avvicino e accetta. Lo fa con un tono di voce sicuro e determinato. Mi racconta di aver lasciato il lavoro; la vita da ufficio non faceva per lui. E di essere stato in 13 mesi in 25 Paesi del mondo. Un Sogno. Un incredibile viaggio. Vivendo senza tempo nel continuo presente. E io mi sento come se avessi ricevuto una meravigliosa emozione. Ora lavora come educatore, counselor e maestro yoga. Soprattutto con minori. Ci incontriamo nelle tante domande che mi fa, e nel piacere di sentirmi accolto. Non c’è sospetto. Solo piacevole interesse. E poi torno sull’anello arancione. Il display segnava 24. È un counter. Conta i mantra. Se ne fanno diverse sezioni da 108. È il numero sacro. Me lo dice a denti stretti, come se non fosse sicuro della mia reazione. A me la cosa piace.

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365strangers | Giugno 2015 23

Lui è Umberto. Ascoltava un musicista di strada suonare il violoncello. Mi avvicino e prima di poter parlare mi guarda e dice ridendo faccio quel mestiere io. Ha 23 anni, la sua famiglia è a Lucca. Sta aspettando il traghetto che lo porterà a Barcellona, poi Pamplona e poi ancora su, verso il Cammino di Santiago. Per la terza estate consecutiva. Vivo grazie alla musica che suono per strada. Il Flamenco. Spesso in spiaggia, intorno al falò. Spero non mi rubino di nuovo la chitarra. Vado dove se suoni per strada la gente capisce che stai lavorando. Tornerai? Spero di no. Sogno il Portogallo. È un incontro che sa di libertà e di avventura, di spiagge, falò e spensieratezza. Di vita vissuta nel qui ed ora. Allontanandomi sento riaccendersi quella parte di me che brama quell’esperienza di libertà, ma che allo stesso tempo ne è spaventata. 

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365strangers | Giugno 2015 24

Lei è Tecla. Prima di 365strangers non credevo neppure esistesse questo nome. Ora ne conosco 2. La incrocio nella stessa via in cui ho notato Raffaele, stranger di Aprile. Camminava decisa, spalle larghe, passo sinuoso. Al di là di questo è stato soprattutto il suo sguardo a colpirmi: c’era della sfida, ma anche della stanchezza. Un contrasto interessante. Ho pensato o mi dice sì o mi ignora. Accetta, ma sta lavorando e non ha molto tempo. Sta cercando di recuperare monete per la cassa del bar in cui lavora. Passiamo 5 minuti piacevoli insieme e scopro che studia all’Accademia di Belle Arti. L’impressione costante è che sia combattuta tra il lasciarsi andare come vorrebbe e il mantenere le distanze a causa del servizio. Non vedo l’ora che sia lunedì, non ne posso più…Era davvero stanca, e io grato per avermi dedicato quei minuti nonostante tutto. Mi sorride pienamente solo dopo, quando per caso passo di nuovo di fronte al suo bar e la noto impegnata nel servire una birra a un cliente.

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365strangers | Giugno 2015 25

Il caldo mi uccide. E lui è Nicholas. Ho impiegato 3 ore per incontrare lo stranger di oggi. Prima di lui l’ho chiesto a un altro ragazzo, che mi ha detto no. Poi sì. Poi no. Poi sì. Poi no. Mi ha stremato. Per fortuna incontro lui. Studia lingue, fa il modello e sta andando di corsa verso l’appuntamento con la sua ragazza. È stato gentile, si è fermato, ma andava davvero di fretta. Dopo il caotico incontro precedente mi sentivo demotivato e scoraggiato, il suo sì mi ha fatto ritornare il sorriso. Grazie!

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365strangers | Giugno 2015 26

Lei è Laura. La noto appena entro nell’aula del corso di psicodramma che condivideremo per l’intero weekend. Non mi sembra italiana. In pausa le racconto del progetto e scopro che anche lei ne ha uno fotografico. Parla di mani. Le chiedo se ha origini hawaiane, e ride. Di solito mi dicono che sembro kazaka: ho controllato e un po’ è vero. Sua nonna le ha raccontato che in passato un parente aveva sposato un uomo nord-africano, ma ormai è una leggenda di famiglia. Lei c’è stata in Africa, 2 volte. La prima volta ha avuto una brutta esperienza. Così ci è tornata per riequilibrare ciò che aveva perso la prima. Non potevo rimanere con quella macchia nei ricordi. Durante tutto l’incontro, e anche nei giorni successivi, rimango colpito dal suo modo di parlare. Piacevole e particolare. La sua bocca si muoveva articolando delicatamente e in modo impeccabile parole che non sembravano provenire da lì. Un po’ come se la voce non fosse sua, ma presa in prestito.

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365strangers | Giugno 2015 27

Lei è Giulia. Oggi ero emozionato. Un paio di contatti e feedback di immensa importanza rispetto al progetto. Avevo bisogno di freschezza, di energia chiara e buona. E di tornare sulla terra. Incontro lei, Giulia. Il rosso e il blu in quelle tonalità sono una combinazione di colori armonici e lineari. L’ho dovuta inseguire per molti minuti, parlava al telefono. Ho solo 5 minuti però, devo andare a casa a dare il cambio a…per…è una storia lunga. Studia Psicologia, per un attimo parliamo di Madrid; gli occhi, il viso e il corpo, le si illuminano. “È dove ho fatto l’Erasmus. Le brillavano davvero gli occhi mentre me lo diceva. Nel frattempo quei 5 minuti sono diventati 25 e io rimango felice, sereno e soddisfatto. Oggi è una splendida giornata.

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365strangers | Giugno 2015 28

Lui è Dario. L’ho notato mentre aspettava qualcuno fermo all’interno della sua macchina. Prima di avvicinarmi ci ho messo un po’; lo sguardo, i capelli e il fatto che fosse in macchina senza t-shirt…pensavo non avesse tempo per me, per questo genere di cose. Solo mie proiezioni. Dietro quello sguardo duro, dietro ai suoi tatuaggi, alle mani segnate dal lavoro, trovo solo gentilezza, disponibilità e sorrisi. Suoi e della compagna che lo raggiunge poco dopo. Il mio primo giorno a Londra mi è successa la stessa cosa, uno mi ha fermato chiedendomi se poteva fotografarmi per una campagna ecologica. Mi allontano ripetendomi per l’ennesima volta che spesso, per paura di un no, perdiamo un piacevole sì.

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365strangers | Giugno 2015 29

Lui è Nicola. Esce dalla piccola cucina del chiosco che gestisce sulla spiaggia di Bergeggi. La cucina di sicuro è piccola ma lui è enorme. Mi accorgo degli occhi, oltre che della barba e della corporeità. Accetta; è interessato al progetto ma sta lavorando, ha poco tempo…Glielo dico: di sicuro la barba mi ha colpito, ma guardandolo per alcuni istanti la sensazione era che i suoi occhi stessero guardando molto più distante …La mia sensazione con te è che tu abbia qualcosa da raccontare, di grosso, importante, che appartiene al tuo passato. È il tuo sguardo a dirmelo. Sorride, ma dubita e non ricorda. Magari allora è solo una mia fantasia. Poi però, ammette Sono un ex pilota di aerei, l’ho fatto per 10 anni, tra le Bahamas e la Florida. Me lo dice così, come se fosse la cosa più normale del mondo.

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365strangers | Giugno 2015 30

Lei è Irene. La noto per il taglio dei capelli e per lo stile gipsy. Vive nell’entroterra di Genova, aiuta lo zione, come lo chiama lei, tra i banchi del mercato. Solo ogni tanto. Per il resto cerca di sopravvivere vendendo marmellate …Sai, è dura per chi come me è rimasto senza parenti. Ma subito dopo come se volesse rassicurarmi mi dice di non essere sola. Ho un sacco di amici fortissimi, se ti va vienici a trovare. Mi colpiscono il ritmo e il suono delle sue parole. Sembra una melodia fatta di parole distanti fra loro. Non so cosa ci sia in mezzo…sono un po’ tutti fuori, sai…tipo me. Io non riesco a lavorare in ufficio, ho bisogno dei boschi, delle passeggiate, dell’aria aperta. Durante l’incontro contatto un forte senso di tenerezza e rimango ipnotizzato dalla sua purezza e dal suo candore. Avrebbe potuto tranquillamente dirmi sai sono una fata e i miei amici sono tutti folletti. E ci avrei creduto.

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